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Politica

Migranti: La Corrente si scusa per l'accoglienza fallita

La lettera prenatalizia come ammissione di colpa

Nel giorno dell'antivigilia di Natale, sabato 23 dicembre, il movimento de "La Corrente" ha cercato di fare ammenda pubblicamente sulla sua pagina Facebook, a mo' di portavoce degli amministratori per non essere stati in grado, come istituzioni preposte, di trovare una quadra risolutiva sulla questione annosa della sistemazione dei lavoratori stagionali immigrati giunti a Terlizzi per la stagione olivicola. Disorganizzazione, ritardi, mancata programmazione nel procacciare in tempo risorse adeguate: il gruppo politico esprime «grande rammarico per questo fallimento».

Un'ammissione di colpa, dunque, che coinvolge le tre espressioni di maggioranza dello stesso collettivo: i consiglieri comunali Donatella Azzolini e Giuseppe Volpe, oltre a Michelangelo De Palma, Assessore, fra le altre deleghe, all'agricoltura e alle pari opportunità.

La tutela dei braccianti agricoli stranieri è stata da sempre al centro dell'agenda politica dell'intera sinistra terlizzese, con annesse contestazioni passate all'amministrazione Gemmato per la mancata sensibilità sul tema. Ad oggi, nulla nei fatti è, però, cambiato con chi promuove ideali di uguaglianza e solidarietà. Si assiste, piuttosto, a una presa di consapevolezza delle difficoltà che quotidianamente si riscontrano nel gestire la cosa pubblica: il passaggio dalle sedute dell'opposizione agli scranni del potere ha fatto toccare con mano gli innumerevoli intoppi riscontrati nel confrontarsi con la realtà e nel prendere decisioni.

Una dura autocritica, quindi, che La Corrente rivolge ai suoi rappresentanti e ai colleghi di banco per non essersi dotati degli strumenti opportuni per far fronte a criticità note e prevedibili. Si è incorsi, ancora una volta, nella realizzazione di eventi di per sé evitabili.

Rincara la dose sull'aver il centro-sinistra disatteso le promesse elettorali la stessa consigliera Donatella Azzolini che ribadisce un passaggio della lettera di scuse del movimento. «Caro Hamed, caro Mohammed, caro Nabil, caro Alì, cari tutti voi lavoratori, in quanto amministratori e amministratrici di questo Comune, vi chiediamo scusa perché non siamo riusciti a costruire la "Terlizzi accogliente" che avevamo promesso, perché non siamo riusciti a rendere l'accoglienza una priorità per Terlizzi».

Dinanzi ai continui slogan – che alla luce di tali vicende, sembrano, tuttavia, suonare più come spot – sul concetto di "bellezza del territorio e delle tradizioni", ci si trova, invece, a scontrarsi con animi abbrutiti per non essere riusciti a trasmutare nel concreto azioni dignitose a salvaguardia della vita di altri esseri umani.

Di seguito il testo completo de La Corrente.

«VI CHIEDIAMO SCUSA
Siamo arrivati al 23 dicembre e a Terlizzi non è partito nessun progetto di accoglienza per i lavoratori agricoli stagionali.
Le politiche dell'accoglienza per il movimento della Corrente sono un punto inderogabile e qualificante del programma di governo e non possiamo non esprimere grande rammarico per questo fallimento.
Il fenomeno del lavoro agricolo stagionale è ormai una costante del nostro territorio e non ha più i caratteri dell'urgenza, l'ente locale avrebbe dovuto avviare dei tavoli programmatici strutturati con enti del terzo settore, enti ecclesiastici, associazioni datoriali e sindacati per costruire un processo finalizzato sia all'accoglienza abitativa e sociale, ma anche ad una riflessione su lavoro agricolo e sfruttamento.
Nonostante gli sforzi, spesso silenziosi, che abbiamo fatto per seguire questo percorso e l'impegno che i nostri rappresentanti istituzionali hanno messo a servizio dell'amministrazione, constatiamo amaramente che quest'anno le politiche di accoglienza del Comune di Terlizzi non prevedono alcun intervento sistematico.

Lettera aperta ai lavoratori agricoli stagionali
Caro Hamed, caro Mohammed, caro Nabil, caro Alì, cari tutti voi lavoratori
che siete arrivati a Terlizzi per lavorare nelle campagne, per raccogliere quelle olive che quest'anno stanno portando ai produttori tanta ricchezza.
Che occupate i ruderi abbandonati alla Via di Molfetta o in campagna, in un pianterreno o in un pagliaio, oppure a casa di qualche amico connazionale.
Che avete provato a cercare casa in affitto, ma a Terlizzi – dove si continua a costruire – case in affitto per voi non ce ne sono.
Che se vi fate male in campagna mentre raccogliete le olive, non sempre ricevete l'assistenza giusta, perché forse non avete nemmeno un contratto di lavoro.
Caro Hamed, caro Mohammed, caro Nabil, caro Alì, cari tutti voi lavoratori
in quanto amministratori e amministratrici di questo comune, vi chiediamo scusa.
Lo sappiamo da sempre che sareste arrivati, ogni anno ad ottobre si cominciano a raccogliere le olive e ogni anno ad ottobre arrivate voi per raccoglierle, ormai è un dato ricorrente e non più emergenziale.
Vi chiediamo scusa perché non siamo riusciti a costruire la "Terlizzi accogliente" che avevamo promesso, non siamo riusciti a coordinare quella rete tra realtà sociali, associazioni ed enti ecclesiastici che avrebbe dovuto, con le risorse di Comune e Regione, costruire un modello virtuoso di accoglienza all'interno del quale garantire sostegno abitativo, legale, sanitario con il lavoro sinergico di professionisti e la buona volontà di volontari.
Non siamo riusciti a mettere al centro il tema del lavoro agricolo e dello sfruttamento, a fare rete con le associazioni datoriali, sindacati e consulenti per fare luce su tutto questo e avviare patti di collaborazione, collaborazione che pure è stata offerta.
Vi chiediamo scusa in quanto amministratori e amministratrici di questa città perché non siamo riusciti a rendere l'accoglienza una priorità per Terlizzi.
Le cause sono tante e, raccontarle, potrebbe aiutare a trovare qualche giustificazione: non è mancato l'impegno, ci siamo adoperati per trovare la soluzione al problema già da gennaio del 2023, ci siamo adoperati con fatica e qualcuno di noi non ha dormito la notte per pensarci.
Abbiamo convocato commissioni e riunioni, abbiamo sollecitato la Regione – che ha destinato delle risorse – abbiamo fatto innumerevoli sopralluoghi nei posti che di volta in volta abbiamo creduto idonei all'accoglienza abitativa.
Ma, al netto delle cause che ci potrebbero placare il mal di coscienza – la realtà è che tu stanotte dormirai ancora al freddo e che la politica, arte della mediazione sì ma anche della trasformazione del mondo, non ha saputo dare nessuna risposta al momento.
Caro Hamed, caro Mohammed, caro Nabil, caro Alì, cari tutti voi lavoratori
lasciamo a voi e a tutta la città queste parole che ormai più di vent'anni fa, un uomo buono ha scritto.
Quest'uomo buono si chiamava Tonino Bello.
"Perdonaci, fratello marocchino, se noi cristiani non ti diamo neppure l'ospitalità della soglia. Se nei giorni di festa, non ti abbiamo braccato per condurti a mensa con noi. Se a mezzogiorno ti abbiamo lasciato sulla piazza, deserta dopo la fiera, a mangiare in solitudine le olive nere della tua miseria. Perdonaci, fratello marocchino."».
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