Religioni
Mons. Cornacchia: «La solitudine come opportunità per meditare»
Celebrato questa mattina il Solenne Pontificale in onore della Madonna del Rosario
Terlizzi - domenica 6 ottobre 2024
13.46
«Non è bene che l'uomo sia solo». È intorno a questo estratto della Genesi che il vescovo Mons. Domenico Cornacchia ha incentrato la prima parte dell'omelia in onore della Madonna del Rosario all'interno della Concattedrale di San Michele Arcangelo. Nel corso del solenne pontificale di questa mattina, domenica 6 ottobre, Sua Eccellenza ha avanzato delle considerazioni sociologiche, evidenziando le differenze sostanziali tra il concetto di solitudine e quello di isolamento.
La solitudine, infatti, considerata nella sua dimensione positiva può rappresentare un'opportunità per meditare e leggersi dentro. Al contrario, l'isolamento, per l'appunto, isola le persone. «Per raggiungere l'isola ci vogliono ponti», chiosa il Monsignore. Sono due le tipologie di isolamento che è possibile ravvisare: da un lato, quella attiva, per la quale un soggetto volontariamente si apparta e si allontana dal contesto sociale; dall'altro, quella passiva che l'individuo subisce, perché viene emarginato dalla collettività in cui è inserito.
«Il Signore invita a favorire l'incontro e l'avvicinamento a Lui», prosegue nella sua dissertazione il vescovo, sottolineando il ruolo preminente di un atteggiamento solidale. Proprio in un'ottica di aggregazione, si rende, peraltro, necessario «riscoprire l'innocenza», ossia l'incapacità di commettere o di concepire il male, per lo più connessa all'ingenuità dei bambini. «Non impedite che l'innocenza venga alla luce» è l'esortazione di Cornacchia, conscio del fatto che in età adulta le esperienze vissute e le conoscenze acquisite potrebbero incidere sul processo di genuinità delle scelte umane.
La seconda tranche della disquisizione religiosa si è, invece, focalizzata sul culto rosariano, affrontando per pillole le tappe storiche che lo hanno connotato. Che sia risalente al VI secolo d.C. come sostenuto da alcuni autori o al pieno Medioevo come teorizzato da altri, è certo che tra i principali promotori dello stesso vi sono San Domenico di Guzman e Santa Caterina da Siena. «Siamo chiamati a riflettere sui misteri della nostra salvezza e del Santo Rosario», asserisce Mons. Cornacchia che lancia un appello ai fedeli, «Se non riusciamo a recitare il Rosario per intero, seminiamo gli Ave Maria durante il giorno. Dobbiamo trasmettere e testimoniare la fede con una ghirlanda di nostre opere buone».
Nella quotidianità dell'esistenza, bisogna «invocare Maria perché preghi per noi»: la sua intercessione è una delle soluzioni per liberare le generazioni attuali dalla violenza e consentire la costruzione di una civiltà pacifica. «Maria e Gesù sono la vite. Noi siamo i tralci.».
La solitudine, infatti, considerata nella sua dimensione positiva può rappresentare un'opportunità per meditare e leggersi dentro. Al contrario, l'isolamento, per l'appunto, isola le persone. «Per raggiungere l'isola ci vogliono ponti», chiosa il Monsignore. Sono due le tipologie di isolamento che è possibile ravvisare: da un lato, quella attiva, per la quale un soggetto volontariamente si apparta e si allontana dal contesto sociale; dall'altro, quella passiva che l'individuo subisce, perché viene emarginato dalla collettività in cui è inserito.
«Il Signore invita a favorire l'incontro e l'avvicinamento a Lui», prosegue nella sua dissertazione il vescovo, sottolineando il ruolo preminente di un atteggiamento solidale. Proprio in un'ottica di aggregazione, si rende, peraltro, necessario «riscoprire l'innocenza», ossia l'incapacità di commettere o di concepire il male, per lo più connessa all'ingenuità dei bambini. «Non impedite che l'innocenza venga alla luce» è l'esortazione di Cornacchia, conscio del fatto che in età adulta le esperienze vissute e le conoscenze acquisite potrebbero incidere sul processo di genuinità delle scelte umane.
La seconda tranche della disquisizione religiosa si è, invece, focalizzata sul culto rosariano, affrontando per pillole le tappe storiche che lo hanno connotato. Che sia risalente al VI secolo d.C. come sostenuto da alcuni autori o al pieno Medioevo come teorizzato da altri, è certo che tra i principali promotori dello stesso vi sono San Domenico di Guzman e Santa Caterina da Siena. «Siamo chiamati a riflettere sui misteri della nostra salvezza e del Santo Rosario», asserisce Mons. Cornacchia che lancia un appello ai fedeli, «Se non riusciamo a recitare il Rosario per intero, seminiamo gli Ave Maria durante il giorno. Dobbiamo trasmettere e testimoniare la fede con una ghirlanda di nostre opere buone».
Nella quotidianità dell'esistenza, bisogna «invocare Maria perché preghi per noi»: la sua intercessione è una delle soluzioni per liberare le generazioni attuali dalla violenza e consentire la costruzione di una civiltà pacifica. «Maria e Gesù sono la vite. Noi siamo i tralci.».