Cronaca
Morì annegato in piscina a 5 anni, condanne confermate in Appello
I giudici hanno però modificato il dispositivo di primo grado sulle provvisionali: 200mila euro da pagare entro tre mesi dalla sentenza
Terlizzi - sabato 17 febbraio 2024
10.34
Condanne confermate in Appello per la morte di Paolo Palmieri, il bambino di 5 anni annegato il 7 luglio 2017 all'interno di una piscina di Terlizzi. I giudici hanno, però, modificato le provvisionali alla vittima: 200mila euro da pagare entro 3 mesi dalla sentenza definitiva per ottenere la sospensione condizionale della pena.
Per quella vicenda in tre sono stati condannati: il proprietario della struttura, Giovanni Chiarolla e la figlia Antonella, legale rappresentante del centro - entrambi a 6 mesi -, Francesco De Nicolo, l'ingegnere incaricato della direzione dei lavori nella struttura sulla quale gli inquirenti avrebbero accertato varie violazioni, a 4. Nei confronti dei Chiarolla è confermata la condanna (sospesa) per omicidio colposo, mentre per le presunte violazioni edilizie erano già state dichiarate prescritte.
Stando alle indagini dei Carabinieri, la piscina all'interno della struttura ricettiva, su via vecchia Sovereto, era stata realizzata «in assenza di un'autorizzazione» e a bordo vasca i gestori non avrebbero garantito la presenza di un bagnino. Nel processo erano costituiti parti civili i genitori, il fratello e il nonno della vittima, tutti assistiti dall'avvocato Damiano Somma. Il giudice di primo grado aveva condannato gli imputati Chiarolla al risarcimento dei danni da definire in una sede civile.
Il difensore ha impugnato la sentenza e la Corte d'Appello ha accolto la richiesta di provvisionale: 50mila euro per ciascun familiare, per un totale pari a 200mila euro, «subordinando il godimento del beneficio della sospensione della pena al versamento intero delle provvisionali entro 90 giorni dalla sentenza» definitiva.
Per quella vicenda in tre sono stati condannati: il proprietario della struttura, Giovanni Chiarolla e la figlia Antonella, legale rappresentante del centro - entrambi a 6 mesi -, Francesco De Nicolo, l'ingegnere incaricato della direzione dei lavori nella struttura sulla quale gli inquirenti avrebbero accertato varie violazioni, a 4. Nei confronti dei Chiarolla è confermata la condanna (sospesa) per omicidio colposo, mentre per le presunte violazioni edilizie erano già state dichiarate prescritte.
Stando alle indagini dei Carabinieri, la piscina all'interno della struttura ricettiva, su via vecchia Sovereto, era stata realizzata «in assenza di un'autorizzazione» e a bordo vasca i gestori non avrebbero garantito la presenza di un bagnino. Nel processo erano costituiti parti civili i genitori, il fratello e il nonno della vittima, tutti assistiti dall'avvocato Damiano Somma. Il giudice di primo grado aveva condannato gli imputati Chiarolla al risarcimento dei danni da definire in una sede civile.
Il difensore ha impugnato la sentenza e la Corte d'Appello ha accolto la richiesta di provvisionale: 50mila euro per ciascun familiare, per un totale pari a 200mila euro, «subordinando il godimento del beneficio della sospensione della pena al versamento intero delle provvisionali entro 90 giorni dalla sentenza» definitiva.