Cronaca
Morì annegato in piscina a 5 anni. Tre condanne e due assoluzioni
Inflitte pene dai 4 ai 6 mesi per il proprietario, il legale rappresentante e l'ingegnere incaricato dei lavori
Terlizzi - martedì 5 aprile 2022
22.49
S'è concluso con tre condanne e due assoluzioni il processo per la morte di Paolo Palmieri. Il giudice monocratico del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, ha condannato a 6 mesi di reclusione (pena sospesa) Giovanni Chiarolla e la figlia Antonella, proprietario e legale rappresentante della Sunset Private Location.
4 mesi, invece, per l'ingegnere Francesco De Nicolo. Assolti, invece, la moglie del titolare, Grazia Chiapperino, e il fratello del piccolo, Saverio Palmieri, accusato di omessa vigilanza. Il bambino, di soli 5 anni, morì annegato in una piscina nella struttura ricettiva, su via vecchia Sovereto, il 7 luglio 2017. Era in compagnia del fratello più grande, 18enne, ma probabilmente per una svista il piccolo, tuffatosi in acqua morì annegato, senza che nessuno dei presenti si accorgesse di nulla.
Il personale del 118 tentò di rianimarlo, ma il suo cuore si era già fermato da un po'. I due proprietari della struttura (per entrambi la pm Maria Isabella Scamarcio aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione, nda) erano imputati, a vario titolo, di omicidio colposo e violazione sulle norme di sicurezza, perché avrebbero costruito un'area ricettiva, «in assenza del permesso, della denuncia dei lavori e del relativo progetto» e «consapevoli della impossibilità di realizzare la piscina».
Questi, inoltre, avrebbero concesso alla figlia la gestione della struttura, dove esercitavano l'attività. La legale rappresentante per «imprudenza e per negligenza» avrebbe mancato di assicurare «la presenza dell'assistente bagnanti a bordo vasca durante l'orario di funzionamento della piscina, ometteva di attivare i sistemi alternativi di controllo e di allarme in grado di garantire la sicurezza dei bagnanti», oltre che di «allestire un locale e un sistema organizzato di primo soccorso».
Tra i condannati, per falso ideologico, c'è pure il direttore dei lavori perché, in qualità di tecnico, avrebbe dichiarato falsamente al responsabile Suap del Comune di Terlizzi dell'esistenza dei campi da calcio, avrebbe dato indicazioni per la costruzione della piscina «consapevole dell'assenza del permesso a costruire, delle autorizzazioni richieste e dell'impossibilità di realizzare la piscina a causa dell'esistenza di un vincolo del Piano Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino».
Il processo s'è concluso con tre condanne e due assoluzioni (l'accusa aveva chiesto condanne tra i 18 mesi e i 4 anni) mentre sono stati assolti dall'accusa di abusivismo per intervenuta prescrizione. Si sono costituiti parti civili i genitori e il nonno materno di Paolo, assistiti dai legali Damiano Somma e Michele Coletti.
4 mesi, invece, per l'ingegnere Francesco De Nicolo. Assolti, invece, la moglie del titolare, Grazia Chiapperino, e il fratello del piccolo, Saverio Palmieri, accusato di omessa vigilanza. Il bambino, di soli 5 anni, morì annegato in una piscina nella struttura ricettiva, su via vecchia Sovereto, il 7 luglio 2017. Era in compagnia del fratello più grande, 18enne, ma probabilmente per una svista il piccolo, tuffatosi in acqua morì annegato, senza che nessuno dei presenti si accorgesse di nulla.
Il personale del 118 tentò di rianimarlo, ma il suo cuore si era già fermato da un po'. I due proprietari della struttura (per entrambi la pm Maria Isabella Scamarcio aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione, nda) erano imputati, a vario titolo, di omicidio colposo e violazione sulle norme di sicurezza, perché avrebbero costruito un'area ricettiva, «in assenza del permesso, della denuncia dei lavori e del relativo progetto» e «consapevoli della impossibilità di realizzare la piscina».
Questi, inoltre, avrebbero concesso alla figlia la gestione della struttura, dove esercitavano l'attività. La legale rappresentante per «imprudenza e per negligenza» avrebbe mancato di assicurare «la presenza dell'assistente bagnanti a bordo vasca durante l'orario di funzionamento della piscina, ometteva di attivare i sistemi alternativi di controllo e di allarme in grado di garantire la sicurezza dei bagnanti», oltre che di «allestire un locale e un sistema organizzato di primo soccorso».
Tra i condannati, per falso ideologico, c'è pure il direttore dei lavori perché, in qualità di tecnico, avrebbe dichiarato falsamente al responsabile Suap del Comune di Terlizzi dell'esistenza dei campi da calcio, avrebbe dato indicazioni per la costruzione della piscina «consapevole dell'assenza del permesso a costruire, delle autorizzazioni richieste e dell'impossibilità di realizzare la piscina a causa dell'esistenza di un vincolo del Piano Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino».
Il processo s'è concluso con tre condanne e due assoluzioni (l'accusa aveva chiesto condanne tra i 18 mesi e i 4 anni) mentre sono stati assolti dall'accusa di abusivismo per intervenuta prescrizione. Si sono costituiti parti civili i genitori e il nonno materno di Paolo, assistiti dai legali Damiano Somma e Michele Coletti.