Cronaca
Morì annegato in piscina a soli 5 anni. Chieste quattro condanne
L'episodio risale al 2017. Le richieste di condanna: da 1 anno e 6 mesi a 4 anni di reclusione, sentenza prevista il 5 aprile
Terlizzi - sabato 19 marzo 2022
14.08
Sono stati chiesti da 1 anno e 6 mesi a 4 anni di reclusione per i proprietari, il legale rappresentante e il tecnico e direttore dei lavori della struttura Sunset Private Location, da parte della pm Maria Isabella Scamarcio, durante il dibattimento, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, per l'omicidio colposo del piccolo Paolo Palmieri e violazioni sulle norme di sicurezza.
Il bambino, di appena 5 anni, morì annegato in una piscina all'interno della struttura ricettiva, a Terlizzi, su via vecchia Sovereto, il 7 luglio 2017. Era in compagnia del fratello più grande, all'epoca dei fatti 18enne, ma probabilmente per una svista il piccolo, tuffatosi in acqua morì annegato, senza che nessuno dei presenti si accorgesse di nulla. Il personale del 118 tentò di rianimarlo, ma il suo cuoricino si era già fermato da un po'.
I due proprietari della struttura (per entrambi la pm ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione, nda) sono stati accusati di omicidio colposo e violazione sulle norme di sicurezza, perché avrebbero costruito una struttura, «in assenza del permesso, della denuncia dei lavori e del relativo progetto», si legge, «consapevoli dell'impossibilità di realizzare la piscina». Questi, inoltre, avrebbero concesso formalmente alla figlia la gestione della struttura, dove entrambi esercitavano l'attività lavorativa.
La legale rappresentante della struttura di Terlizzi, dunque, per «imprudenza e negligenza» avrebbe mancato di assicurare «la presenza dell'assistente bagnanti a bordo vasca durante tutto l'orario di funzionamento della piscina scoperta, ometteva di attivare sistemi alternativi di controllo e allarme in grado di garantire la sicurezza dei bagnanti», oltre che di «allestire un locale e un sistema organizzato di primo soccorso».
Tra gli indagati c'è anche il direttore dei lavori della struttura perché, proprio in qualità di tecnico, avrebbe dichiarato falsamente al responsabile Suap del Comune di Terlizzi dell'esistenza dei campi da calcio, avrebbe progetto e dato indicazioni per la costruzione della piscina «consapevole dell'assenza del permesso a costruire, delle autorizzazioni richieste e dell'impossibilità di realizzare la piscina a causa dell'esistenza di un vincolo del Piano Assetto Idrogeologico emesso dall'Autorità di Bacino a tutela dell'incolumità pubblica e privata derivante dal rischio di inondazione». Figura che invece sembra uscire dalla scena giudiziaria.
È stata chiesta l'assoluzione, invece, per il fratello maggiore del bambino per il reato di omessa vigilanza. Nel processo si sono costituiti parti civili i genitori e il nonno materno del piccolo Paolo, assistiti dagli avvocati Damiano Somma e Michele Coletti. Il 5 aprile ci saranno le discussioni difese, con gli avvocati Michele Laforgia e Luigi Bellomo, e la relativa sentenza.
Il bambino, di appena 5 anni, morì annegato in una piscina all'interno della struttura ricettiva, a Terlizzi, su via vecchia Sovereto, il 7 luglio 2017. Era in compagnia del fratello più grande, all'epoca dei fatti 18enne, ma probabilmente per una svista il piccolo, tuffatosi in acqua morì annegato, senza che nessuno dei presenti si accorgesse di nulla. Il personale del 118 tentò di rianimarlo, ma il suo cuoricino si era già fermato da un po'.
I due proprietari della struttura (per entrambi la pm ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione, nda) sono stati accusati di omicidio colposo e violazione sulle norme di sicurezza, perché avrebbero costruito una struttura, «in assenza del permesso, della denuncia dei lavori e del relativo progetto», si legge, «consapevoli dell'impossibilità di realizzare la piscina». Questi, inoltre, avrebbero concesso formalmente alla figlia la gestione della struttura, dove entrambi esercitavano l'attività lavorativa.
La legale rappresentante della struttura di Terlizzi, dunque, per «imprudenza e negligenza» avrebbe mancato di assicurare «la presenza dell'assistente bagnanti a bordo vasca durante tutto l'orario di funzionamento della piscina scoperta, ometteva di attivare sistemi alternativi di controllo e allarme in grado di garantire la sicurezza dei bagnanti», oltre che di «allestire un locale e un sistema organizzato di primo soccorso».
Tra gli indagati c'è anche il direttore dei lavori della struttura perché, proprio in qualità di tecnico, avrebbe dichiarato falsamente al responsabile Suap del Comune di Terlizzi dell'esistenza dei campi da calcio, avrebbe progetto e dato indicazioni per la costruzione della piscina «consapevole dell'assenza del permesso a costruire, delle autorizzazioni richieste e dell'impossibilità di realizzare la piscina a causa dell'esistenza di un vincolo del Piano Assetto Idrogeologico emesso dall'Autorità di Bacino a tutela dell'incolumità pubblica e privata derivante dal rischio di inondazione». Figura che invece sembra uscire dalla scena giudiziaria.
È stata chiesta l'assoluzione, invece, per il fratello maggiore del bambino per il reato di omessa vigilanza. Nel processo si sono costituiti parti civili i genitori e il nonno materno del piccolo Paolo, assistiti dagli avvocati Damiano Somma e Michele Coletti. Il 5 aprile ci saranno le discussioni difese, con gli avvocati Michele Laforgia e Luigi Bellomo, e la relativa sentenza.