
Attualità
Ottima la prima serata virtuale del Festival per la Legalità con Ilaria Cucchi e Daniela Marcone
Gli spettatori sono stati più di duemila per la rassegna terlizzese.
Terlizzi - lunedì 6 luglio 2020
La tenacia per la ricerca della verità si è rispecchiata nel volto di due figure femminili, quello di Ilaria Cucchi e Daniela Marcone, nel primo appuntamento virtuale della IX edizione del Festival per la Legalità, tenutosi sabato scorso, 4 luglio. In un'ora di scambi e riflessioni, ha fatto da padrona la perseveranza di rivendicare i propri diritti di cittadine per beneficiare di protezione e assunzione di responsabilità da parte dello Stato.
Si tratta di due donne dalle storie contrapposte e completamente diverse che hanno saputo incanalare il dolore per l'assassinio dei loro cari nella forza vitale necessaria per lottare in nome della giustizia. Ilaria Cucchi è, infatti, nota alle cronache per le azioni intraprese volte a restituire dignità a suo fratello Stefano, deceduto per un pestaggio brutale cagionato da alcuni carabinieri; Daniela Marcone, vicepresidente di Libera, ha perso suo padre Francesco perché ucciso dalla mafia.
Anni di battaglie hanno sfibrato sia la famiglia Cucchi sia la famiglia Marcone in percorsi giudiziari travagliati ed estenuanti per tutelare la memorie delle vittime: Stefano Cucchi morto per mano della parte marcia dello Stato, Francesco Marcone ammazzato dall'anti-Stato mafioso.
La violenza della morte è stata rincarata dalla massiccia dose di solitudine che Ilaria e Daniela hanno purtroppo vissuto nello scontrarsi con «il muro di gomma delle istituzioni» che molto spesso, nei casi specifici, le ha vittimizzate ulteriormente, in processi complessi e a tratti torbidi.
È come se ci fosse bisogno di «normare le mentalità», scuotendo gli animi e contrastando un'eventuale «resa al cinismo» alimentato dal timore di non possedere abbastanza risorse, in termini sia economici sia di energie da investire, per squarciare la cortina del silenzio e affrontare dignitosamente lunghissime soste nei tribunali.
Eppure, si rende indispensabile avvicinare le persone comuni, estranee ai fatti, al profondo dolore provato da chi riceve un'offesa incommensurabile, affinché questo possa essere da monito a chi, impaurito, rimane rintanato fra le proprie mura, non prendendo il coraggio dovuto sino a levare la propria voce.
E per accorciare le distanze con il resto della comunità, pur nel rischio concreto di esporsi all'occhio malevolo altrui, Ilaria Cucchi e Daniela Marcone hanno affiancato alle fredde aule della giustizia l'impegno di essere nelle piazze e nelle scuole per raccontare i loro defunti nella quotidianità terrena, finanche negli errori commessi e nelle fragilità, così da riconsegnare un'identità personale a chi è stato ferocemente spazzato via.
La kermesse del Festival per la Legalità sperimenta per la prima volta la dimensione web a causa delle restrizioni da Coronavirus, riuscendo a raggiungere un pubblico più nutrito, oltre i confini locali, rispetto alla capienza registrata negli scorsi anni nella classica cornice del Chiostro delle Clarisse. Hanno seguito l'evento in diretta streaming circa cento persone, ma nel giro di una giornata il video, presente sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Festival, è stato visualizzato da più di duemila utenti.
Si tratta di due donne dalle storie contrapposte e completamente diverse che hanno saputo incanalare il dolore per l'assassinio dei loro cari nella forza vitale necessaria per lottare in nome della giustizia. Ilaria Cucchi è, infatti, nota alle cronache per le azioni intraprese volte a restituire dignità a suo fratello Stefano, deceduto per un pestaggio brutale cagionato da alcuni carabinieri; Daniela Marcone, vicepresidente di Libera, ha perso suo padre Francesco perché ucciso dalla mafia.
Anni di battaglie hanno sfibrato sia la famiglia Cucchi sia la famiglia Marcone in percorsi giudiziari travagliati ed estenuanti per tutelare la memorie delle vittime: Stefano Cucchi morto per mano della parte marcia dello Stato, Francesco Marcone ammazzato dall'anti-Stato mafioso.
La violenza della morte è stata rincarata dalla massiccia dose di solitudine che Ilaria e Daniela hanno purtroppo vissuto nello scontrarsi con «il muro di gomma delle istituzioni» che molto spesso, nei casi specifici, le ha vittimizzate ulteriormente, in processi complessi e a tratti torbidi.
È come se ci fosse bisogno di «normare le mentalità», scuotendo gli animi e contrastando un'eventuale «resa al cinismo» alimentato dal timore di non possedere abbastanza risorse, in termini sia economici sia di energie da investire, per squarciare la cortina del silenzio e affrontare dignitosamente lunghissime soste nei tribunali.
Eppure, si rende indispensabile avvicinare le persone comuni, estranee ai fatti, al profondo dolore provato da chi riceve un'offesa incommensurabile, affinché questo possa essere da monito a chi, impaurito, rimane rintanato fra le proprie mura, non prendendo il coraggio dovuto sino a levare la propria voce.
E per accorciare le distanze con il resto della comunità, pur nel rischio concreto di esporsi all'occhio malevolo altrui, Ilaria Cucchi e Daniela Marcone hanno affiancato alle fredde aule della giustizia l'impegno di essere nelle piazze e nelle scuole per raccontare i loro defunti nella quotidianità terrena, finanche negli errori commessi e nelle fragilità, così da riconsegnare un'identità personale a chi è stato ferocemente spazzato via.
La kermesse del Festival per la Legalità sperimenta per la prima volta la dimensione web a causa delle restrizioni da Coronavirus, riuscendo a raggiungere un pubblico più nutrito, oltre i confini locali, rispetto alla capienza registrata negli scorsi anni nella classica cornice del Chiostro delle Clarisse. Hanno seguito l'evento in diretta streaming circa cento persone, ma nel giro di una giornata il video, presente sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Festival, è stato visualizzato da più di duemila utenti.