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Randagismo, ecco chi sono le volontarie amiche dei cani

Viaggio nel mondo del volontariato legato agli amici a quattro zampe

Da circa cinque anni è attivo nel nostro paese un gruppo ben nutrito di volontarie che in maniera pressoché costante monitora il territorio, tenendo sott'occhio gli spostamenti di circa quaranta cani randagi che gironzolano per Terlizzi: Eliana Barile, Mariangela Fiore, Annalisa Gesmundo, Marina Pellegrini, Sabrina Morgese e Nunzia Rebecca Forte, animate da una forte passione, si impegnano quotidianamente per la tutela degli animali che vagano nel paese.

"Le campagne sono abitate da tanti cani randagi che durante la notte si avvicinano ai centri abitati alla ricerca di cibo", spiegano a Terlizziviva le volontarie, "La nostra missione consiste nel prenderci cura di loro, in primis alimentandoli e togliendoli dalla strada, quando è possibile, segnalandoli a chi di competenza. I cani, poi, vengono da noi accolti, talvolta ci avvaliamo di pensioni a pagamento e, da quel momento in poi, ci occupiamo di trovare loro delle adozioni consapevoli e idonee in base alle loro specifiche caratteristiche." Le volontarie procedono all'adozione solamente dopo aver consultato educatori competenti e dopo aver effettuato gli opportuni controlli, chiamati 'pre-post affido', sui luoghi che ospiteranno i cani: solitamente l'affidamento avviene nei paesi limitrofi o fuori regione, privilegiando il centro-nord italiano.

Le volontarie agiscono in collaborazione con le Asl ed i veterinari privati; inoltre si avvalgono dell'ausilio di educatori professionali che le coadiuvano nel recupero psico-fisico dei cani compromessi. Il loro raggio d'azione, però, si espande anche alla salvaguardia delle colonie feline, grazie proprio all'intervento efficiente dell'Asl veterinaria che provvede alla sterilizzazione gratuita dei gatti randagi "Noi ci occupiamo gratuitamente della degenza dei gatti sterilizzati per poi liberarli sul territorio nel quale sono stati recuperati: così tentiamo di tutelare la colonia".

Diverse sono le spese da sostenere nel mantenimento alimentare e nelle cure dei randagi e dei cani che le volontarie preparano all'adozione: vi fanno fronte soprattutto attraverso l'autofinanziamento. "Impieghiamo le risorse che ciascuna di noi ha a disposizione o quelle che ci vengono donate, in modo completamente volontario, mediante gli appelli effettuati sui social network", illustrano le volontarie, "Grazie alla generosità di molti, riceviamo mangime, materiale occorrente per l'igiene degli animali, farmaci e anche delle somme economiche: per una questione di trasparenza legale, certifichiamo tutto mediante estratti conto e fatture".

Le volontarie perlustrano il territorio terlizzese durante la sera, al termine della giornata lavorativa. Può capitare, però, che alcuni cani spariscano dalle zone solitamente frequentate; altri invece, nei casi peggiori, vengono trovati senza vita. Risale a qualche tempo fa il caso di un cane trovato esanime nelle campagne nei pressi di Sovereto durante il consueto giro di distribuzione del cibo. L'Asl veterinaria ha disposto il recupero del corpo per analizzarlo: attualmente si è ancora in attesa dell'esito dell'autopsia che rivelerà la causa del decesso.

La sola attività di volontariato, però, da sola non basta a fronteggiare le emergenze che di volta in volta si presentano. Le volontarie, infatti, auspicano che l'amministrazione comunale si faccia carico, avvalendosi dell'Asl veterinaria, della reimmissione sul territorio dei cani randagi, una pratica che consiste nella cattura dell'animale, nella conseguente sterilizzazione, nella successiva chippatura e, infine, nella liberazione (appunto reimmissione) nel territorio dal quale è stato prelevato. "La reimmissione avrebbe un impatto certamente positivo su Terlizzi. Comporterebbe innanzitutto uno sgonfiarsi del fenomeno del randagismo dato che il numero delle nascite calerebbe e si eviterebbe che i cani dei paesi limitrofi raggiungano il territorio terlizzese per fare branco", proseguono le volontarie, "In secondo luogo ci sarebbe anche una diminuzione degli incidenti stradali. Inoltre, si registrerebbe un decremento nella spesa comunale, dal momento che il numero dei i cani ospiti del canile, luogo di permanenza temporanea, si ridurrebbe. Tenere in gabbia dei cani non socializzati, ma innocui per l'uomo, è eticamente scorretto: infatti perdono la loro dignità, quando invece potrebbero essere liberi. Tuttavia è bene ospitare in canile i cani aggressivi che si rivelano pericolosi: quando le circostanze lo permettono, è opportuno avviare un percorso di recupero nei loro confronti proprio all'interno dello stesso canile".

"I cani socializzati, invece, potrebbero convivere con i cittadini, altri potrebbero essere collocati in nuove famiglie: in alcuni paesi a noi vicini, come Ruvo e Molfetta, ci sono cani socializzati e ben integrati nella vita urbana, che sensibilizzano la cittadinanza alla tolleranza e al rispetto dell'animale.", concludono le volontarie.
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