Politica
Ricorso contro risultato elettorale, Tar fissa udienza al 21 novembre
Michelangelo De Chirico chiede il riconteggio in alcune sezioni
Terlizzi - mercoledì 16 agosto 2017
7.41
Saranno i giudici a stabilire definitivamente se l'accesso al ballottaggio di Pasquale Vitagliano ai danni di Michelangelo De Chirico fu effettivamente regolare e se sussistano i presupposti per un riconteggio dei voti. La seconda sezione del Tar Puglia presieduta dal giudice Giuseppina Adamo ha fissato al prossimo 21 novembre l'udienza per il ricorso proposto dal candidato sindaco Michelangelo De Chirico (Pd) insieme ai candidati al consiglio comunale Alessandro Chiapperini, Francesco Caldarola, Giuseppe Alessandro De Sario, Emiliana Fortunato e Michele De Chirico, rappresentati dall'avvocato Luigi Rotunno. Chiamati in causa sono il Comune di Terlizzi, il sindaco eletto Ninni Gemmato e l'altro candidato sindaco Pasquale Vitagliano (Comunità civica), nessuno dei quali si è costituito nel giudizio.
De Chirico, che oggi siede in consiglio comunale tra i banchi dell'opposizione, vuole vederci chiaro e approfondire i risultati delle ultime elezioni amministrative che lo videro fuori dal ballottaggio per soli 107 voti di distacco rispetto a Vitagliano (al primo turno Gemmato staccò tutti con il 43,35% e 6.856 preferenze; Vitagliano ottenne 4.533 voti e il 28,66%, De Chirico 4.426 pari al 27,99%). A far storcere il naso al centrosinistra furono le oltre cinquecento schede annullate nelle ventidue sezioni cittadine, oltre il 3% dei votanti, un dato considerato quantomeno particolare. Il sospetto che ci furono delle irregolarità resta forte, ancorché Michelangelo De Chirico non perde nemmeno in quest'occasione il suo tratto di moderazione: «Il ricorso era un atto dovuto alla luce delle diverse segnalazioni ricevute da parte di chi ha assistito alle operazioni di spoglio, non è un atto contro qualcuno. Lo avevamo annunciato serenamente già la notte stessa per garantire tutti, innanzitutto gli eletti». L'attenzione all'epoca fu rivolta soprattutto alle sezioni 5 e 22, dove ci furono forti contestazioni anche durante le operazioni di scrutinio. Qui, secondo lo staff vicino a De Chirico, ci sarebbero state pesanti anomalie nell'attribuzione dei voti da parte dei presidenti di seggio.
Fatto è che quella vicenda incandescente torna all'improvviso di attualità e se le ragioni del centrosinistra fossero accertate dai giudici il rischio è che si possa verificare un effetto domino istituzionale che coinvolgerebbe persino la proclamazione dei consiglieri comunali e metterebbe tutto in discussione.
De Chirico, che oggi siede in consiglio comunale tra i banchi dell'opposizione, vuole vederci chiaro e approfondire i risultati delle ultime elezioni amministrative che lo videro fuori dal ballottaggio per soli 107 voti di distacco rispetto a Vitagliano (al primo turno Gemmato staccò tutti con il 43,35% e 6.856 preferenze; Vitagliano ottenne 4.533 voti e il 28,66%, De Chirico 4.426 pari al 27,99%). A far storcere il naso al centrosinistra furono le oltre cinquecento schede annullate nelle ventidue sezioni cittadine, oltre il 3% dei votanti, un dato considerato quantomeno particolare. Il sospetto che ci furono delle irregolarità resta forte, ancorché Michelangelo De Chirico non perde nemmeno in quest'occasione il suo tratto di moderazione: «Il ricorso era un atto dovuto alla luce delle diverse segnalazioni ricevute da parte di chi ha assistito alle operazioni di spoglio, non è un atto contro qualcuno. Lo avevamo annunciato serenamente già la notte stessa per garantire tutti, innanzitutto gli eletti». L'attenzione all'epoca fu rivolta soprattutto alle sezioni 5 e 22, dove ci furono forti contestazioni anche durante le operazioni di scrutinio. Qui, secondo lo staff vicino a De Chirico, ci sarebbero state pesanti anomalie nell'attribuzione dei voti da parte dei presidenti di seggio.
Fatto è che quella vicenda incandescente torna all'improvviso di attualità e se le ragioni del centrosinistra fossero accertate dai giudici il rischio è che si possa verificare un effetto domino istituzionale che coinvolgerebbe persino la proclamazione dei consiglieri comunali e metterebbe tutto in discussione.