Vita di città
«Rilegare l’arte all’umano»: il messaggio delle opere in terracotta di Giuseppe Vallarelli
L'esposizione artistica è visitabile nel laboratorio "Decorarte"
Terlizzi - martedì 5 ottobre 2021
Dopo otto lunghi anni di consapevole riservatezza sul territorio terlizzese, l'artista nostrano Giuseppe Vallarelli ha riaperto al pubblico le porte del suo ricco atelier "Decorarte", in via Michele Bisceglia, affinché ciascun concittadino possa alimentare la propria fame di cultura con le sue complesse e curiose produzioni artistiche.
Sollecitato dalla stima degli affetti più cari e dei colleghi più intimi, Vallarelli ha scelto di rendere nuovamente fruibile da parte dei visitatori il suo laboratorio artistico, uno spazio antico in pietra locale adibito all'esposizione di numerose installazioni e opere multiformi realizzate nell'ultimo quinquennio.
«Rilegare l'arte all'umano» è il messaggio che vuole comunicare Vallarelli, ceramista e docente di arti applicate, sottolineando l'intenzione di trasfondere nelle creazioni manuali le emozioni che si espandono dalla sua dimensione interiore.
Le raffigurazioni in terracotta "galestro" spaziano notevolmente come tematiche. Tra tutte si distinguono specialmente quelle che si ispirano alla storia primordiale con influssi anche biblici ed ebraici: si riconoscono, per esempio, i richiami ad Adamo ed Eva e a Caino e Abele. Sono statue monocromatiche che esaltano la plasticità del color terra della stessa argilla, così da scongiurare l'artifizio della cromatura. La religione, quindi, viene elevata a fatto etico che, con i suoi precetti, potrebbe rappresentare una guida nell'agire giornaliero.
Di conseguenza, se ne trae «l'arte come mezzo per aiutare l'uomo», da intendersi quale strumento in grado di riconnettere l'individuo con la sua estensione più genuina, scevra dalle influenze del virtuale e dai bombardamenti fugaci della rete: il fine ultimo è reintercettare la realtà tangibile, quella più strettamente afferente al vivere quotidiano nella sua semplicità.
Peculiari anche le sculture animali che si caratterizzano per inglobare l'atteggiamento umano di indicare qualcosa, come quando le mani sono protese verso l'interlocutore per ammonirlo o metterlo in guardia: in questo caso, le figure zoomorfe rammentano che l'uomo non è padrone del creato ma ne è suo custode e, come tale, ha il compito di tutelarlo con una convivenza pacifica e non violenta.
Il rispetto verso altri ecosistemi fa leva sulle criticità contemporanee che finiscono per intaccare la persona nella sua spiritualità. E proprio per questo Vallarelli si è cimentato nel plasmare i "golem", teste in argilla rappresentative di se stesse a livello puramente plastico ma che dall'alta espressività facciale sembrano voler interagire per redarguire e fornire consigli.
Attraverso i suoi lavori Vallarelli racconta delle storie e la sperimentazione di nuovi percorsi richiede esercizio costante, talvolta riproponendo più volte lo stesso soggetto, fino a che l'obiettivo non è raggiunto. Molto spesso comincia col dare forma a gesti apotropaici e poi giunge a coniare un linguaggio non verbale che si concretizza nei suoi manufatti.
«A Terlizzi pare non attribuirsi il giusto valore a chi mediante l'arte vuole apportare un valore aggiunto alla nostra cittadina», riflette Vallarelli con un po' di amarezza, constando come il suo estro sia maggiormente apprezzato fuori dai confini, come Laterza, Gravina, Ariano.
«Spero che a Terlizzi si creino degli spazi per produrre cultura, abbiamo bisogno di situazioni di aggregazione», conclude fiducioso Giuseppe Vallarelli auspicando che si possa arrestare l'esodo degli artisti terlizzesi fuori la patria natia, cosicché possano essere apprezzati come meritano nello stesso luogo di origine.
Sollecitato dalla stima degli affetti più cari e dei colleghi più intimi, Vallarelli ha scelto di rendere nuovamente fruibile da parte dei visitatori il suo laboratorio artistico, uno spazio antico in pietra locale adibito all'esposizione di numerose installazioni e opere multiformi realizzate nell'ultimo quinquennio.
«Rilegare l'arte all'umano» è il messaggio che vuole comunicare Vallarelli, ceramista e docente di arti applicate, sottolineando l'intenzione di trasfondere nelle creazioni manuali le emozioni che si espandono dalla sua dimensione interiore.
Le raffigurazioni in terracotta "galestro" spaziano notevolmente come tematiche. Tra tutte si distinguono specialmente quelle che si ispirano alla storia primordiale con influssi anche biblici ed ebraici: si riconoscono, per esempio, i richiami ad Adamo ed Eva e a Caino e Abele. Sono statue monocromatiche che esaltano la plasticità del color terra della stessa argilla, così da scongiurare l'artifizio della cromatura. La religione, quindi, viene elevata a fatto etico che, con i suoi precetti, potrebbe rappresentare una guida nell'agire giornaliero.
Di conseguenza, se ne trae «l'arte come mezzo per aiutare l'uomo», da intendersi quale strumento in grado di riconnettere l'individuo con la sua estensione più genuina, scevra dalle influenze del virtuale e dai bombardamenti fugaci della rete: il fine ultimo è reintercettare la realtà tangibile, quella più strettamente afferente al vivere quotidiano nella sua semplicità.
Peculiari anche le sculture animali che si caratterizzano per inglobare l'atteggiamento umano di indicare qualcosa, come quando le mani sono protese verso l'interlocutore per ammonirlo o metterlo in guardia: in questo caso, le figure zoomorfe rammentano che l'uomo non è padrone del creato ma ne è suo custode e, come tale, ha il compito di tutelarlo con una convivenza pacifica e non violenta.
Il rispetto verso altri ecosistemi fa leva sulle criticità contemporanee che finiscono per intaccare la persona nella sua spiritualità. E proprio per questo Vallarelli si è cimentato nel plasmare i "golem", teste in argilla rappresentative di se stesse a livello puramente plastico ma che dall'alta espressività facciale sembrano voler interagire per redarguire e fornire consigli.
Attraverso i suoi lavori Vallarelli racconta delle storie e la sperimentazione di nuovi percorsi richiede esercizio costante, talvolta riproponendo più volte lo stesso soggetto, fino a che l'obiettivo non è raggiunto. Molto spesso comincia col dare forma a gesti apotropaici e poi giunge a coniare un linguaggio non verbale che si concretizza nei suoi manufatti.
«A Terlizzi pare non attribuirsi il giusto valore a chi mediante l'arte vuole apportare un valore aggiunto alla nostra cittadina», riflette Vallarelli con un po' di amarezza, constando come il suo estro sia maggiormente apprezzato fuori dai confini, come Laterza, Gravina, Ariano.
«Spero che a Terlizzi si creino degli spazi per produrre cultura, abbiamo bisogno di situazioni di aggregazione», conclude fiducioso Giuseppe Vallarelli auspicando che si possa arrestare l'esodo degli artisti terlizzesi fuori la patria natia, cosicché possano essere apprezzati come meritano nello stesso luogo di origine.