Mariangela Galliani
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Politica

Settore tecnico e partite IVA: l'amara riflessione della Consigliera Mariangela Galliani

Un post pubblico di Facebook divenuto lettera aperta che sa di sfogo e di protesta

La crisi del settore tecnico (architetti, ingegneri, artigiani e partite IVA del settore tecnico) toglie il sonno a più d'uno. Crisi dapprima sanitaria, poi inevitabilmente economica che impoverisce un segmento importante della classe media italiana. Una terra di mezzo che la politica nazionale ignora, che quella regionale non ha forse le forze per sostenere. Non sono poveri, non hanno diritto ad aiuti pubblici se non in minima parte. Ma poi ci sono le bollette da pagare e l'eventuale clientela non ha soldi in tasca o sul conto per restaurare, trasformare, realizzare. Il settore dell'edilizia si va lentamente rimettendo in moto ma troppe, tantissime, restano le incognite.
Anche per chi fa politica a livello locale e del settore considerato astrattamente "tecnico" e urbanistico ne fa parte con tutte le scarpe.
Di quella politica è parte Mariangela Galliani, l'architetto Mariangela Galliani, che su Facebook negli scorsi giorni ha lanciato un post che sa di sfogo, di allarme, di riflessione. Ed ora, con questa pubblicazione, diviene lettera aperta che racconta di porte chiuse e di toni scontrosi nelle stanze dei bottoni.
Ai cittadini che non sanno, alla politica ad ogni livello, alle partite IVA, a tutti quelli che sono in difficoltà da qualche mese e per cui l'autunno, se dovesse tornare forte il contagio, è un tunnel da non imboccare.
Di seguito la riflessione integrale. (G.B.)

«Lo dico io, prima che qualcuno si senta invitato a dietrologie e retropensieri: sono un architetto, moglie di un architetto.
Ho un sacco di amici colleghi e artigiani perciò sono un soggetto molto, molto interessato.
Sono preoccupata per loro e per me.
Sono proprio terrorizzata, a dirla intera, perché i conti da pagare ci tolgono il sonno e pure il sogno di dare a nostri figli un futuro dignitoso.
Ho contato i giorni.
Ne sono trascorsi #CENTOSESSANTOTTO.
168 giorni di paralisi totale del settore urbanistico ed edilizio.
168 giorni in cui l'albo pretorio comunale è desolatamente muto.
Mi domando se qualcuno abbia davvero compreso quel che significa: sei fortunato a incappare nell'unico permesso di costruire, nell'unico modestissimo piano di recupero per l'ampliamento di un'abitazione privata, in due sanatorie da nulla.
Poi, niente altro.
La responsabilità non è sempre fuori da noi, sempre altrove.
Capita anche che sia semplicemente nostra, vicinissima.
Prima l'insediamemto, dopo la quarantena, più tardi la politica smart, l'assenza dei dispositivi D.P.I. e, adesso, anche l'estate, il mare, il caldo e, persino, i pinguini.
È passata la paralisi. S'è annunciata la ripresa, ma per chi?
Le porte fissamente chiuse e i toni scontrosi (così ricorrenti da apparire ormai di comodo), il servizio scambiato per cortesia sono invariabili alle quali nessuno di noi può rassegnarsi.
E invece continuamente assistiamo a un valzer dell'assurdo in cui pochi eletti danzano stabilmente nelle ambite stanze, catalizzandone le attività e i risultati.
Pochissimi stravaganti provvedimenti per imprenditori miracolati.
Mentre il resto degli addetti al settore, gli stakeholder, stanno a bocca aperta come cani senz'osso, in attesa di un appuntamento che si ha paura persino a chiedere.
Le categorie professionali, gli ingegneri, i geometri, gli architetti sono in ginocchio, schiacciati dal costo della vita e adesso dalle tasse.
Hanno squillato tutti alle nostre case: gli Ordini, le Casse, lo Stato. Nessuno escluso.
Le categorie artigiane, i muratori, gli elettricisti, gli idraulici, i falegnami, i mobilieri, i tappezzeri...pressati dai costi del diritto a un lavoro che non arriva ma che va pagato ugualmente.
I cittadini fermi al palo ad aspettare esiti che non vengono.
Che qualcuno abbia smarrito il senso del tempo e del dovere è fin troppo evidente!
Perché dar risposte, quali che siano, non è un favore che il buon impiegato concede ai cittadini ma è la funzione stessa per la quale l'ufficio esiste, il motivo della sua esistenza, la giusta ragione per gli stipendi erogati.
E l'assenza di quelle risposte è reato.
#CENTOSESSANTOTTO giorni pagati uno per uno, ma per chi? Al servizio di chi?».


Mariangela Galliani
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