.jpg)
Vita di città
"Sindaco revisionista che nei suoi discorsi attribuisce la resistenza ai soli militari"
Alcuni cittadini abbandonando il corteo ufficiale cantando Bella Ciao
Terlizzi - sabato 25 aprile 2015
16.33
"Quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere" è affidandosi alle parole di Bertolt Brecht che alcuni cittadini questa mattina hanno organizzato una sorta di 'contromanifestazione' del 25 aprile.
"Questa mattina abbiamo partecipato al tradizionale corteo del 25 aprile, un corteo con a capo un sindaco revisionista che nei suoi discorsi attribuisce la resistenza ai soli militari, dimenticando tutti i partigiani e le partegiane che hanno lottato per liberare l'Italia dal nazifascismo. - scrive il movimento libertà è partecipazione sulla sua pagina Facebook - Sindaco che impedisce alla banda di suonare l'inno per eccellenza della resistenza sostituendolo con 'Il Piave mormorò' canzone del 1918, che non ha nulla a che vedere con la resistenza.
Ignoranza che tenta ancora una volta di offuscare la storia,e che culmina con un atto gravissimo: il corteo ufficiale presieduto dal primo cittadino non fa tappa alla statua di Gioacchino Gesmundo e Don Pietro Pappagallo, partigiani terlizzesi."
"Per fortuna con una fisarmonica e un violino abbiamo restituito dignità a questa giornata e alla città dei due martiri della Resistenza, Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, suonando e cantando Bella Ciao per tutta la mattinata." scrive Giuseppe Volpe, portavoce del movimento.
"Questa mattina abbiamo partecipato al tradizionale corteo del 25 aprile, un corteo con a capo un sindaco revisionista che nei suoi discorsi attribuisce la resistenza ai soli militari, dimenticando tutti i partigiani e le partegiane che hanno lottato per liberare l'Italia dal nazifascismo. - scrive il movimento libertà è partecipazione sulla sua pagina Facebook - Sindaco che impedisce alla banda di suonare l'inno per eccellenza della resistenza sostituendolo con 'Il Piave mormorò' canzone del 1918, che non ha nulla a che vedere con la resistenza.
Ignoranza che tenta ancora una volta di offuscare la storia,e che culmina con un atto gravissimo: il corteo ufficiale presieduto dal primo cittadino non fa tappa alla statua di Gioacchino Gesmundo e Don Pietro Pappagallo, partigiani terlizzesi."
"Per fortuna con una fisarmonica e un violino abbiamo restituito dignità a questa giornata e alla città dei due martiri della Resistenza, Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, suonando e cantando Bella Ciao per tutta la mattinata." scrive Giuseppe Volpe, portavoce del movimento.