Citt Civile Lesperienza di Andria
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Politica

Su migranti «solitudine e vuoto». L'amarezza di Daniela Zappatore

Ad oggi Terlizzi potrà usufruire dei fondi della Regione, del PIS e di un immobile in largo Poerio

Il confronto con l'esperienza andriese sull'accoglienza degli stranieri si è rivelato per Città Civile un'iniezione di fiducia. Molti spunti concreti sono stati offerti da Dora Conversano, Assessora ai Servizi Sociali del Comune di Andria, e da Don Geremia Acri dell'Ufficio Migrantes della Diocesi andriese, per imboccare delle strade volte a offrire delle risposte stabili e durature nel tempo. A Terlizzi emerge un quadro a tinte fosche intorno a tutto ciò che concerne l'arrivo dei migranti stagionali per la campagna olivicola.

«Ho registrato solitudine e vuoto immenso», è stata, infatti, l'esternazione amareggiata di Daniela Zappatore, Assessora terlizzese alla cultura, al welfare e alle politiche di comunità, che ha fatto davvero tanta fatica, a partire da maggio scorso, nel ricercare delle soluzioni in grado di soddisfare le esigenze primarie dei lavoratori extracomunitari.

Lo stato dell'arte rappresenta anche quest'anno un rimedio transeunte, privo di radici che possano attecchire in maniera permanente nella nostra città. Di base mancano a monte sia l'individuazione di immobili da impiegare ciclicamente per l'allocazione degli ospiti forestieri, sia risorse finanziarie da dedicare in modo preventivo e costruttivo alla gestione del loro arrivo. A quanto sembrerebbe, si intravedono delle corresponsabilità a diversi livelli che impediscono di implementare in via fattuale il principio di solidarietà sociale sancito dalla nostra Costituzione a tutela dei diritti inviolabili della persona.

La Regione Puglia è intervenuta con forte ritardo, soltanto negli ultimi giorni del novembre appena passato, per l'erogazione di finanziamenti tesi a tamponare situazioni emergenziali. Sono stati, difatti, devoluti a Terlizzi circa 55.000 euro, i quali per una parte sono stati dirottati per avviare un piano di coprogettazione con enti del terzo settore al fine di prendere in carico una quarantina di immigrati. Inoltre, è stato individuato un immobile di largo Poerio per fornire loro un riparo che possa garantire un tetto sopra la testa e servizi igienici essenziali dopo dure ore di lavoro nei campi. Si è riusciti, peraltro, ad attivare il Pronto Intervento Sociale (PIS): esso, tuttavia, non assicurerà servizi continui, perché dovrà occuparsi anche delle aree di Ruvo e Corato; sarà comunque presente un'unità mobile che monitorerà le strade e le campagne terlizzesi. Infine, da martedì prossimo, 5 dicembre, sarà disponibile un servizio di prima assistenza medica, dotato di apposita auto medica, che potrà soccorrere chi avverte malori o ha necessità di un consulto sanitario.

Ad ogni modo, vista l'urgenza e l'inerzia forzata dell'amministrazione per via di circostanze perlopiù a lei esterne, alcune aziende agricole e associazioni di categorie si sono mobilitate in maniera autonoma per trovare un posto letto comodo e pulito ai lavoratori della cui manodopera beneficiano in questi mesi di impegno oleario. Molti imprenditori fanno sapere che da parte degli immigrati c'è una buona predisposizione a lavorare, purché siano trattati come essere umani che possano godere dei diritti minimi per trascorrere le loro giornate dignitosamente.

Prima di poter conseguire questi obiettivi, seppur esigui rispetto a una programmazione strutturata, l'Assessora Zappatore sottolinea le resistenze e le chiusure in cui si è imbattuta, tanto da «scandalizzarsi» per i tanti "no" ricevuti. In primo luogo, un atteggiamento poco solidale è pervenuto proprio dalla Diocesi: su sette parrocchie con cui si è interfacciata, nessuna di queste si è mostrata propositiva per dialogare con i fedeli e venire in aiuto con la ricerca di una location adeguata. L'Assessora sottolinea, poi, che è venuta meno pure la possibilità di poter usufruire della Casa di preghiera "Monsignor Michele Cagnetta", sita sulla via di Sovereto, che nella stagione olivicola 2022-2023 è riuscita ad accogliere ben ottanta migranti, molti dei quali con problemi di salute, tanti di tipo ortopedico e alcuni di scabbia. La Casa di preghiera, invero, sarà convertita in una RSA di anziani la cui gestione sarà affidata a una cooperativa dalla Diocesi, la quale non ha accettato nemmeno la proposta di rinviare le opportune operazioni di riadeguamento fino a che non si fosse conclusa la raccolta delle olive.

Anche lo scambio con la Prefettura di Bari non si è rivelato proficuo: i funzionari hanno riferito che hanno contezza della regolarizzazione con i datori di lavoro di circa trenta lavoratori. Nemmeno la richiesta di supporto alla Protezione Civile ha sortito esiti fausti: è stato spiegato che l'allestimento di eventuali tende può avvenire in caso di esercitazioni. A ostacolare l'acquisto di immobili da adibire a unità abitative c'è l'assenza di fondi di denaro. Sono state avviate numerose interlocuzioni con proprietari di appartamenti o locali, ma anche questi si sono repentinamente rifiutati non appena hanno compreso che fossero da destinare ai migranti stagionali.

«Per Città Civile i migranti sono una priorità, ma nonostante abbia sempre al centro della sua agenda un futuro sostenibile ed economico-sociale, da sola non fa miracoli. È un fenomeno in continua crescita quello dell'immigrazione. C'è un aumento esponenziale di coloro che provengono dalla rotta balcanica», chiosa Francesco Vino, coordinatore del movimento civico, «I migranti la mattina sono utilizzati come forza lavoro per raccogliere le olive e di sera diventano un problema. L'Assessora Zappatore si è sforzata moltissimo, ma il contesto in cui siamo calati comporta pesanti rallentamenti». Uno dei macigni che inficia in maniera pregiudizievole il perseguimento di buoni risultati è proprio la burocrazia, che troppo spesso non riesce a connettersi con gli indirizzi politici.

Andria, invece, differentemente da Terlizzi, si definisce una «città dell'accoglienza, dimostrando una particolare attenzione per gli extracomunitari». Parola di Dora Conversano, Assessora andriese ai Servizi Sociali, «Non è mai niente abbastanza. Il servizio per la persona può funzionare solamente grazie a una continua cooperazione tra Servizi Sociali, associazioni presenti sul territorio e volontari». Il Pronto Intervento Sociale presente ad Andria è attivo 24 ore su 24 e si occupa del soddisfacimento di bisogni urgenti, come la mensa o la fornitura di indumenti decorosi. Con i fondi del PNRR, inoltre, sarà avviato anche un Centro servizi per l'accoglienza e la povertà. È anche sul tavolo per le ulteriori rifiniture un ulteriore progetto che prevede, tra i vari servizi, vitto, alloggio e tutela sanitaria.

«La conoscenza e la ricerca della verità rendono persone libere. I migranti sono persone che provano un grande dolore e covano molta rabbia per come sono stati trattati nei loro Paesi di origine e durante i viaggi di arrivo qui in Italia. Molti hanno subito violenze e sono stati torturati. Per debellare il sentimento della rabbia, occorre accoglierli e trattarli come soggetti con diritti e non come bestie o merce. Quando avvertono di essere meritevoli di rispetto e di essere considerati dei pari, allora la rabbia sparisce e rimane il dolore con cui convivono. Non devono mai pensare di non essere considerati persone». È una visione pregna di umanità e di lungimiranza quella di Don Geremia Acri, quotidianamente al servizio dell'Ufficio Migrantes di Andria, che nella sua opera giornaliera cerca di emancipare gli stranieri, trasfondendo in loro i concetti di «autonomia, libertà e indipendenza».

Per Don Geremia la cura della persona rappresenta un deterrente positivo, la quale, però, deve essere costante e non a intermittenza. «Un migrante che giunge con i piedi in pessimo stato per via del lungo cammino effettuato, quando trova un luogo ordinato e pulito, non vorrà distruggere la bellezza, perché si sente in armonia con se stesso».

Ad Andria, c'è, innanzitutto, Casa Accoglienza "Santa Maria Goretti" che offre una pluralità di servizi, fra cui docce, mensa, abiti, tutoraggio, percorsi alternativi di reinserimento nella società come messa alla prova, misure di contrasto al gioco d'azzardo, assistenza alle mamme con neonati, come acquisto di pannolini e latte. Si rende necessaria una manutenzione ordinaria annuale, perché il luogo è importante come primo strumento per educare il migrante a sentirsi apprezzato: ogni anno sono investiti circa ventimila euro per, ad esempio, riverniciare o sostituire le suppellettili usurate. Non usufruisce più di sovvenzionamenti pubblici come avveniva in precedenza, ma beneficia delle offerte dei fedeli, dei versamenti dell'otto per mille e dei contributi della diocesi. «Aiutare facendosi aiutare» è il motto di Don Geremia che si scontra spesso con l'ira dei migranti, i quali vanno placati impartendo segni di civiltà: per un breve periodo le docce sono state sospese ed è stato lasciato agli stessi stranieri il compito di pulirle se avessero voluto goderne nuovamente.

Anche il percorso intrapreso ad Andria è stato notevolmente osteggiato e mal visto all'inizio, finché poi pian pian non si è verificata l'auspicata integrazione con la collettività. Sono processi lunghi che richiedono pazienza. Pregevole anche l'insediarsi di "Casa Gandhi" che ospita un massimo di venti immigrati. Molteplici le dritte che Don Geremia ha steso per Città Civile: «ogni struttura deve contare un numero limitato di ospiti, altrimenti si vanifica il senso di cura e di famiglia costruito per ciascuno di loro». Ogni immigrato, come ogni italiano, desidera igienizzarsi, nutrirsi e sentirsi utile. Il lavoro nobilita gli extracomunitari e li rende gentili, evitando incresciosi episodi di alcolismo e di disordine sociale.

Anche loro hanno «diritto alla gioia»: per i minori, ad esempio, sono stati organizzati momenti di svago e di divertimento, affinché la loro interiorità possa alleggerirsi dalle brutture che hanno vissuto, così da consentire di aprirsi a un avvenire più sereno. Per amalgamarsi nel tessuto sociale, occorre, dunque, creare un clima di collaborazione che possa attribuire a uomini e donne in difficoltà un senso di identità che li elevi dallo stigma di cui spesso sono marchiati. «È un parto sociale. Dopo tante sofferenze, dovute al loro tragico passato e a un percorso di rieducazione nel rispetto delle leggi italiane, si formano persone pronte a contribuire in maniera fattiva alla comunità italiana».
Città Civile-L'esperienza di Andria sull'accoglienza migrantiCittà Civile-L'esperienza di Andria sull'accoglienza migranti
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