Antonio La Tegola
Antonio La Tegola
Cronaca

Terlizzi piange il dottor Antonio La Tegola. Il ricordo di Nichi Vendola

Il medico è scomparso a 68 anni. Le esequie a Santa Maria della Stella

La città di Terlizzi piange il dottor Antonio La Tegola, a lungo medico di base, amatissimo da tanti suoi concittadini. Si è spento dopo un periodo di sofferenze, confortato però dall'affetto dei cari e dagli amici. La morte sabato 22 febbraio all'età di 68 anni e le esequie si sono svolte questa mattina, 23 febbraio, nella chiesa di Maria SS della Stella.
Tra questi l'ex governatore pugliese, Nichi Vendola, terlizzese di nascita, cugino del medico, il quale lo ha voluto ricordare con un post social commovente, che vi riproponiamo integralmente di seguito. Alla famiglia il cordoglio della nostra redazione.

«Ci sono giorni in cui la tua vita più remota ti salta addosso, ti abbraccia, ti morde. Per me mio cugino Tonio era l'immagine dei miei anni dell'infanzia e dell'adolescenza, era il mio compagno di giochi e di avventure, il confidente, l'amico, il fratello.
Condividevamo la passione per i francobolli, poi per gli scacchi, più tardi per il bigliardino.
Eravamo sempre insieme, inseparabili: sugli scogli di Giovinazzo, con le nostre famiglie calde e avvolgenti, eravamo tra tanti fratelli e sorelle e cugini e zii e zie, una costellazione di affetti e una galleria di tipi umani da scriverci un trattato di antropologia. Imparavamo a nuotare e a tuffarci, e per ogni tuffo invocavamo a gran voce l'attenzione della corte celeste, cioè dei nostri papà. Riempivamo i secchielli di pesciolini che catturavamo a mani nude e che poi ributtavamo in acqua. Le mamme tiravano fuori magiche teglie di pasta al forno o focacce. Certi pomeriggi come eroi picareschi correvamo a nasconderci nel vecchio fortino sulla collinetta di quel pezzo di costa che si chiamava trincea: residuo di un tempo di guerra espugnato da noi figli del dopoguerra.
E le giornate erano lunghissime, e noi eravamo insaziabili del nostro stare insieme. Una grande tribù. Di sera ci ritrovavamo tutti nella campagna di zio Vito e zia Maria, che erano i genitori di Tonio, in quella mitica località "quattro fontane", a cena eravamo il pubblico attentissimo dei racconti degli adulti, e c'erano quelle angurie giganti, e c'era il vino (che i grandi chiamavano "ammazzacaffè") e poi il caffè (che i grandi chiamavano "ammazzavino"), e c'erano le risate fino a sentirsi male, gli spaventi comici per l'apparizione dal buio di qualche ospite inatteso - un gatto, un ramarro, un topolino.
A settembre si partiva, in lunghe file orizzontali, per la "spigolatura" delle mandorle con cui venivano preparati i dolcetti di Natale.
D'inverno il garage di Tonio, quello che poi sarebbe diventato il suo studio di medico, era il nostro rifugio, il luogo dove ci scambiavamo le letture, i sogni, i progetti, i giuramenti di fedeltà a quel comunismo che respiravamo a casa, quello che per i nostri papà era educazione al sapere, all'ascolto, al rispetto, alla fraternità, all'onestà.
Una volta abbiamo inviato una letterina a Mao Tse-tung chiedendogli di donarci francobolli per la nostra raccolta: era il ricordo più comicamente imbarazzante di quegli anni a ridosso tra infanzia e adolescenza.
Poi ragazzini abbiamo condiviso il pane della politica, le assemblee, le campagne elettorali, l'affissione dei manifesti fino all'alba, le discussioni con i nostri coetanei di opinioni politiche diverse.
Quando le nostre esistenze si sono separate, e ognuno ha percorso la sua strada, non ci siamo mai persi di vista ed è stato sempre bello incontrarci e fare il punto delle nostre esperienze e fatiche.
Tonio aveva il dono dell'ironia e una infinita delicatezza d'animo. Tante volte la vita è stata ingiusta con lui: una persona così buona, con l'animo di un fanciullo, ha dovuto sopportare ciò che davvero non meritava.
E infine quella malattia così crudele che lo ha divorato lentamente ma inesorabilmente: lui già all'inizio del male è venuto a trovarmi e mi ha raccontato con una lucidità impressionante quale sarebbe stato il suo calvario.
Accanto a Tonio fino all'ultimo fiato è sempre stata sua sorella Nicla, che lo ha protetto, accudito, curato, amato, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, senza cedere mai alla stanchezza. E con loro la dolcissima Mariella, la sorella maggiore, con Michele e Claudio.
Ora che Tonio è andato via, si è portato in cielo questo pezzo di noi e del nostro tempo felice. Se chiudo gli occhi sento le nostre voci, siamo ancora là che corriamo sotto il sole, ci tuffiamo e siamo piccoli e goffi ma ci sentiamo creature mitologiche, siamo così vivi in quella pienezza di sensi e di sentimenti.
Caro Tonio, se c'è il paradiso lo immagino molto somigliante a quella nostra infanzia profumata di mare e di campagna. Ho l'intima speranza che lì ci ritroveremo».
Nichi Vendola
  • Antonio La Tegola
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