Cronaca
Traffico internazionale di droga, 15 arrestati. Uno è di Terlizzi
In azione la Guardia di Finanza: un terlizzese ai domiciliari. Sequestrati beni per 3,5 milioni di euro
Terlizzi - giovedì 19 novembre 2020
22.30
15 misure cautelari, 1 delle quali a carico di un 34enne nato a Terlizzi, poi confinato agli arresti domiciliari, sono state eseguite dalla Guardia di Finanza di Bari nell'ambito di una indagine - risalente al 2017 e 2018 - su un traffico internazionale di sostanze stupefacenti dall'Albania alle coste pugliesi.
Dalle prime luci dell'alba, infatti, al termine di una complessa attività investigativa nel settore del contrasto al traffico di sostanze stupefacenti coordinata dal pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Ettore Cardinali, oltre 120 militari del Gruppo d'Investigazione sulla Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e della Stazione Navale di Bari della Guardia di Finanza di Bari hanno squarciato il silenzio della notte.
Gli uomini delle Fiamme Gialle, infatti, diretti sul campo dal colonnello Luca Gennaro Cioffi, comandante del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, hanno dato esecuzione in Puglia, Lombardia e Sicilia, ad un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali a carico di 15 persone, 1 di Terlizzi, nonché ad un decreto di sequestro di beni per un valore di 3,5 milioni di euro, entrambi emessi dal giudice per le indagini preliminari Annachiara Mastrorilli.
In particolare, oltre ai destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, fra i 5 destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari c'è Marino Mezzina, 34enne nato a Terlizzi. 3 dei soggetti attinti dalla misura cautelare fanno parte di nuclei familiari percettori del reddito di cittadinanza. In 15, sui complessivi 28 indagati, sono stati arrestati nell'operazione "Blue box" e sono stati sequestrati beni per 3,5 milioni di euro
L'inchiesta, svolta attraverso intercettazioni e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, l'ex braccio destro di Eugenio Palermiti, Domenico Milella, ha accertato l'esistenza di un'organizzazione dedita al traffico di droga dall'Albania, con a capo Girolamo Cuocci e suo padre Giuseppe, coinvolto nelle operazioni "Iceberg" del 2000 e "Ultima operazione" del 2010, e tre sodali: Giacomo Mastrapasqua, di Bisceglie, Antonio Scarcelli, di Andria, e Vito Belviso, di Bari.
Tutti i 28 indagati, di cui 15 destinatari della misura restrittiva, rispondono, a vario titolo, di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope aggravata dalla transnazionalità, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione. «L'esecuzione dei provvedimenti cautelari - è scritto in un comunicato stampa della Guardia di Finanza - costituisce l'epilogo di un'articolata attività di indagine (convenzionalmente denominata "Blue Box"), svolta attraverso l'incrocio dei dati risultanti dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, dai tabulati telefonici, dalle registrazioni video, dalle georeferenziazioni satellitari GPS, nonché dall'attività di osservazione, controllo e pedinamento».
L'attività di indagine «ha consentito di disvelare l'esistenza di un'associazione criminale a carattere transnazionale finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (marijuana, hashish e cocaina), con sede operativa a Bisceglie, attiva in territorio italiano e estero (Paesi balcanici e Spagna) e composta da vari soggetti nati e residenti nelle province di Bari e Barletta, Andria e Trani», è spiegato nella nota diffusa questa mattina agli organi di stampa.
Numerosi sono stati i riscontri durante le investigazioni - svolte dalla Guardia di Finanza - che hanno permesso di sottoporre a sequestro 709,42 chilogrammi di marijuana, 1.036,86 chilogrammi di hashish, 333 grammi di cocaina, 1 pistola Glock, munizionamento di numeroso calibro, oltre 339.000 euro in contanti, 14 autoveicoli, 1 motoveicolo e 1 motopeschereccio, con la conseguente denuncia all'Autorità Giudiziaria di 25 soggetti, di cui 17 tratti in arresto.
«Nello specifico - hanno spiegato gli inquirenti - le indagini hanno dimostrato come i componenti dell'associazione per delinquere prediligessero intrattenere contatti tra di loro nonché con terzi fornitori o clienti delle sostanze stupefacenti, soprattutto attraverso contatti diretti e solo in pochi casi mediante l'uso delle utenze. Inoltre, dalle attività captative è emerso come gli associati utilizzassero, comunque, un linguaggio in codice con termini allusivi».
L'interpretazione del linguaggio criptico operata dagli investigatori ha trovato conferma «nelle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia - hanno rivelato gli investigatori - già soggetto con un ruolo apicale del gruppo mafioso Palermiti-Milella, da sempre dedito al narcotraffico. I trafficanti, sospettando di poter essere intercettati, hanno per di più cercato, nel tempo, di ridurre al minimo tale rischio avendo cura di utilizzare utenze dedicate intestate a prestanome».
Peraltro, innumerevoli e ingegnosi «sono stati - secondo le Fiamme Gialle - gli espedienti cui ha fatto ricorso l'organizzazione per occultare la presenza degli stupefacenti: i sodali hanno utilizzato automezzi dotati di "doppi fondi" per il trasporto della merce illecita e di un'autorimessa sita a Bisceglie per nascondere, all'interno di automezzi ivi parcheggiati, il quantitativo di droga, oggetto di precedenti trattative, al fine di consentirne il prelievo dagli acquirenti».
Inoltre, i sodali disponevano di «una cassa comune nella quale confluiva il ricavato della vendita delle sostanze stupefacenti e dalla quale, decurtate le spese di approvvigionamento, attingevano per la ripartizione degli utili e per pagare le spese legali». Una struttura organizzativa connotata, dunque, dalla presenza di una sorta di cassa comune, dalla quale attingere per sostenere le spese legali in favore dei componenti del gruppo raggiunti da misure restrittive.
Oltre alle misure cautelari personali è in corso a carico dei componenti dell'organizzazione il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per sproporzione e per equivalente, di beni immobili, mobili registrati, tra cui una motonave da pesca, e rapporti finanziari per un valore complessivo di 3,5 milioni di euro.
Dalle prime luci dell'alba, infatti, al termine di una complessa attività investigativa nel settore del contrasto al traffico di sostanze stupefacenti coordinata dal pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Ettore Cardinali, oltre 120 militari del Gruppo d'Investigazione sulla Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e della Stazione Navale di Bari della Guardia di Finanza di Bari hanno squarciato il silenzio della notte.
Gli uomini delle Fiamme Gialle, infatti, diretti sul campo dal colonnello Luca Gennaro Cioffi, comandante del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, hanno dato esecuzione in Puglia, Lombardia e Sicilia, ad un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali a carico di 15 persone, 1 di Terlizzi, nonché ad un decreto di sequestro di beni per un valore di 3,5 milioni di euro, entrambi emessi dal giudice per le indagini preliminari Annachiara Mastrorilli.
In particolare, oltre ai destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, fra i 5 destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari c'è Marino Mezzina, 34enne nato a Terlizzi. 3 dei soggetti attinti dalla misura cautelare fanno parte di nuclei familiari percettori del reddito di cittadinanza. In 15, sui complessivi 28 indagati, sono stati arrestati nell'operazione "Blue box" e sono stati sequestrati beni per 3,5 milioni di euro
L'inchiesta, svolta attraverso intercettazioni e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, l'ex braccio destro di Eugenio Palermiti, Domenico Milella, ha accertato l'esistenza di un'organizzazione dedita al traffico di droga dall'Albania, con a capo Girolamo Cuocci e suo padre Giuseppe, coinvolto nelle operazioni "Iceberg" del 2000 e "Ultima operazione" del 2010, e tre sodali: Giacomo Mastrapasqua, di Bisceglie, Antonio Scarcelli, di Andria, e Vito Belviso, di Bari.
Tutti i 28 indagati, di cui 15 destinatari della misura restrittiva, rispondono, a vario titolo, di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope aggravata dalla transnazionalità, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione. «L'esecuzione dei provvedimenti cautelari - è scritto in un comunicato stampa della Guardia di Finanza - costituisce l'epilogo di un'articolata attività di indagine (convenzionalmente denominata "Blue Box"), svolta attraverso l'incrocio dei dati risultanti dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, dai tabulati telefonici, dalle registrazioni video, dalle georeferenziazioni satellitari GPS, nonché dall'attività di osservazione, controllo e pedinamento».
L'attività di indagine «ha consentito di disvelare l'esistenza di un'associazione criminale a carattere transnazionale finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (marijuana, hashish e cocaina), con sede operativa a Bisceglie, attiva in territorio italiano e estero (Paesi balcanici e Spagna) e composta da vari soggetti nati e residenti nelle province di Bari e Barletta, Andria e Trani», è spiegato nella nota diffusa questa mattina agli organi di stampa.
Numerosi sono stati i riscontri durante le investigazioni - svolte dalla Guardia di Finanza - che hanno permesso di sottoporre a sequestro 709,42 chilogrammi di marijuana, 1.036,86 chilogrammi di hashish, 333 grammi di cocaina, 1 pistola Glock, munizionamento di numeroso calibro, oltre 339.000 euro in contanti, 14 autoveicoli, 1 motoveicolo e 1 motopeschereccio, con la conseguente denuncia all'Autorità Giudiziaria di 25 soggetti, di cui 17 tratti in arresto.
«Nello specifico - hanno spiegato gli inquirenti - le indagini hanno dimostrato come i componenti dell'associazione per delinquere prediligessero intrattenere contatti tra di loro nonché con terzi fornitori o clienti delle sostanze stupefacenti, soprattutto attraverso contatti diretti e solo in pochi casi mediante l'uso delle utenze. Inoltre, dalle attività captative è emerso come gli associati utilizzassero, comunque, un linguaggio in codice con termini allusivi».
L'interpretazione del linguaggio criptico operata dagli investigatori ha trovato conferma «nelle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia - hanno rivelato gli investigatori - già soggetto con un ruolo apicale del gruppo mafioso Palermiti-Milella, da sempre dedito al narcotraffico. I trafficanti, sospettando di poter essere intercettati, hanno per di più cercato, nel tempo, di ridurre al minimo tale rischio avendo cura di utilizzare utenze dedicate intestate a prestanome».
Peraltro, innumerevoli e ingegnosi «sono stati - secondo le Fiamme Gialle - gli espedienti cui ha fatto ricorso l'organizzazione per occultare la presenza degli stupefacenti: i sodali hanno utilizzato automezzi dotati di "doppi fondi" per il trasporto della merce illecita e di un'autorimessa sita a Bisceglie per nascondere, all'interno di automezzi ivi parcheggiati, il quantitativo di droga, oggetto di precedenti trattative, al fine di consentirne il prelievo dagli acquirenti».
Inoltre, i sodali disponevano di «una cassa comune nella quale confluiva il ricavato della vendita delle sostanze stupefacenti e dalla quale, decurtate le spese di approvvigionamento, attingevano per la ripartizione degli utili e per pagare le spese legali». Una struttura organizzativa connotata, dunque, dalla presenza di una sorta di cassa comune, dalla quale attingere per sostenere le spese legali in favore dei componenti del gruppo raggiunti da misure restrittive.
Oltre alle misure cautelari personali è in corso a carico dei componenti dell'organizzazione il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per sproporzione e per equivalente, di beni immobili, mobili registrati, tra cui una motonave da pesca, e rapporti finanziari per un valore complessivo di 3,5 milioni di euro.