
Religioni
Una croce blu per la processione dei Misteri
È stata installata all'ingresso della Chiostro delle Clarisse
Terlizzi - venerdì 18 aprile 2025
13.34
È stata installata in piazza Cavour, all'ingresso del Chiostro delle Clarisse, una croce alta otto metri e illuminata di blu. Un'opera imponente che è stata voluta da don Michele Stragapede, impegnato quest'anno con la parrocchia di San Gioacchino nell'organizzazione della processione dei Misteri che si terrà questa sera, venerdì 18 aprile. L'arrivo alla croce, infatti, rappresenterà l'ultima tappa del corteo religioso che si concluderà con la benedizione del vescovo Mons. Domenico Cornacchia.
Il gruppo che ha ideato e realizzato l'installazione è composto da Paolo De Santoli, Ali Aysar Ali, Antonelli Nico, Berardi Gianni, Cataldi Sabino, De Sario Marco e Oreste Mimmo.
LA RIFLESSIONE DI DON MICHELESTRAGAPEDE
Don Michele ha avanzato una riflessione provocata dallo scritto di Massimo Recalcati, "La notte del Getsemani", la quale sottolinea il senso di forte affidamento all'Altro e l'apertura al Mistero nell'Altro. Di seguito le osservazioni complete del ministro di culto.
«Gesù nel Getsemani: "e se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio." In questa frase, tratta dal suo Diario (1941-1943) c'è l'immensità del pensiero di Etty Hillesum, una giovane donna ebrea olandese che all'età di 29 anni perse la vita nel campo di sterminio di Auschwitz.
Prostrato, afflitto, perso, nell'angoscia di faccia a terra, Gesù prega. Un modo radicale per svelare l'essenza della parola. Infatti, non c'è parola che non sia, nella sua più profonda natura, una invocazione rivolta all'altro/all'Altro. E nel silenzio del Getsemani, essa svela la sua vera ossatura, e cioè l'essere un'apertura al Mistero dell'Altro. Il Getsemani è Dio che prega e si apre al mistero dell'Altro, di ciascuno di noi, invoca la nostra umana alterità.
Il silenzio di Dio che è qualcosa di assordante come è il silenzio di Dio di fronte alla terribile realtà di migliaia di bambini innocenti che trovano la morte. È la strage degli innocenti che si ripete. Il silenzio di un Dio Padre è terribile! Inumano! Sembra quasi la radice del nostro degrado umano!
Questa scena del Getsemani, dell'angoscia di Gesù figlio, dice quanto lui sia impregnato di vita. Lui vuol vivere. Noi siamo fatti per nascere e non per morire. Lui che era detto "mangione e un beone" chiede di vivere. Prega il Padre e tutto è silenzio. Egli non risponde.
Gesù fa esperienza dell'abbandono, del tradimento e della morte da innocente. Il Silenzio dell'Altro, però, lo costringe a modificare sé stesso e si affida al Mistero del Padre. Non la mia, ma la tua volontà! Ecco la svolta: Gesù si libera dall'attesa della risposta dell'Altro e dalla credenza nell'esistenza dell'Altro per raggiungere la dimensione del dono di sé. Accogliere l'assenza di Dio, il suo silenzio equivale a cogliere la dimensione che possiamo solo affidarci all'Altro, vivere il nostro destino fino in fondo.
Mentre i suoi dormono, mentre giuda tradisce e il Padre è assente e non risponde, Gesù va fino in fondo alla sua scelta e liberamente si dona all'altro/ all'Altro.
"Essere cristiani, ci ricorda Bonhoeffer, non significa affidarsi alla religione, ma essere semplicemente uomini/donne, ovvero fare esperienza dell'inesistenza dell'Altro, esperienza dell'assoluto silenzio di Dio."
Sembra che i senza dio siano i più vicini a Lui.
E l'esperienza del sentirci di faccia a terra, angosciati da una deriva antropologica, dal decadimento della nostra umanità, è il momento nel quale sentiamo l'assenza di Dio, che paradossalmente rende Dio più vicino all'uomo. Essere in preghiera significa essere disarmati, consegnati senza alcuna condizione al di là dell'Io».
LA SPIEGAZIONE TECNICA DI PAOLO DE SANTOLI SULLA CROCE
«Una croce fuori scala, ma in sezione aurea. È quasi un ossimoro se si parla di fuoriscala e sezione aurea.
Il primo termine allude a un ingrandimento voluto e non reale che comporta un aumento di peso (metaforico) e di impatto visivo, dovuto anche al posizionamento della stessa in una pubblica pizza dalle dimensioni ragguardevoli.
Per la sezione aurea si parla dei 5/8 e dei 3/5 di un segmento: si tratta, quindi, di un medio proporzionale riscontrabile in natura ovunque, anche nella figura animale come in quella vegetale, e allude alla massima proporzione e al suo accrescimento, ma anche alla divina proporzione, alla bellezza.
L'installazione è una croce latina, ampiamente riportata in parecchi dipinti rinascimentali afferenti al manierismo e al post-manierismo, come quelli di Berardino Luini, Jan Brueghel, Gaudenzo Ferrari.
La croce è stata realizzando utilizzando la carpenteria muratoria, mentre il suo rivestimento alla parte cava che ospita la luce, è in rami di potatura di ulivo. I rami di ulivo e il loro posizionamento sui segmenti della croce seguono un'ipotetica tessitura nelle quattro direzioni. Dal centro verso l'esterno e in sinergia con la luce, si offrono a visualizzare, cioè, un'ipotetica e preziosa tessitura, quasi un fine ricamo astratto, opposto al crudo allineamento delle assi in legno.
La croce è stata volutamente posizionata allo spigolo di un'importante architettura cittadina, quella della "Torre delle Clarisse": quasi un nudo parallelepipedo che svetta verso l'alto.
La croce, quindi, è un tratto di unione fra terra e cielo».
Il gruppo che ha ideato e realizzato l'installazione è composto da Paolo De Santoli, Ali Aysar Ali, Antonelli Nico, Berardi Gianni, Cataldi Sabino, De Sario Marco e Oreste Mimmo.
LA RIFLESSIONE DI DON MICHELESTRAGAPEDE
Don Michele ha avanzato una riflessione provocata dallo scritto di Massimo Recalcati, "La notte del Getsemani", la quale sottolinea il senso di forte affidamento all'Altro e l'apertura al Mistero nell'Altro. Di seguito le osservazioni complete del ministro di culto.
«Gesù nel Getsemani: "e se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio." In questa frase, tratta dal suo Diario (1941-1943) c'è l'immensità del pensiero di Etty Hillesum, una giovane donna ebrea olandese che all'età di 29 anni perse la vita nel campo di sterminio di Auschwitz.
Prostrato, afflitto, perso, nell'angoscia di faccia a terra, Gesù prega. Un modo radicale per svelare l'essenza della parola. Infatti, non c'è parola che non sia, nella sua più profonda natura, una invocazione rivolta all'altro/all'Altro. E nel silenzio del Getsemani, essa svela la sua vera ossatura, e cioè l'essere un'apertura al Mistero dell'Altro. Il Getsemani è Dio che prega e si apre al mistero dell'Altro, di ciascuno di noi, invoca la nostra umana alterità.
Il silenzio di Dio che è qualcosa di assordante come è il silenzio di Dio di fronte alla terribile realtà di migliaia di bambini innocenti che trovano la morte. È la strage degli innocenti che si ripete. Il silenzio di un Dio Padre è terribile! Inumano! Sembra quasi la radice del nostro degrado umano!
Questa scena del Getsemani, dell'angoscia di Gesù figlio, dice quanto lui sia impregnato di vita. Lui vuol vivere. Noi siamo fatti per nascere e non per morire. Lui che era detto "mangione e un beone" chiede di vivere. Prega il Padre e tutto è silenzio. Egli non risponde.
Gesù fa esperienza dell'abbandono, del tradimento e della morte da innocente. Il Silenzio dell'Altro, però, lo costringe a modificare sé stesso e si affida al Mistero del Padre. Non la mia, ma la tua volontà! Ecco la svolta: Gesù si libera dall'attesa della risposta dell'Altro e dalla credenza nell'esistenza dell'Altro per raggiungere la dimensione del dono di sé. Accogliere l'assenza di Dio, il suo silenzio equivale a cogliere la dimensione che possiamo solo affidarci all'Altro, vivere il nostro destino fino in fondo.
Mentre i suoi dormono, mentre giuda tradisce e il Padre è assente e non risponde, Gesù va fino in fondo alla sua scelta e liberamente si dona all'altro/ all'Altro.
"Essere cristiani, ci ricorda Bonhoeffer, non significa affidarsi alla religione, ma essere semplicemente uomini/donne, ovvero fare esperienza dell'inesistenza dell'Altro, esperienza dell'assoluto silenzio di Dio."
Sembra che i senza dio siano i più vicini a Lui.
E l'esperienza del sentirci di faccia a terra, angosciati da una deriva antropologica, dal decadimento della nostra umanità, è il momento nel quale sentiamo l'assenza di Dio, che paradossalmente rende Dio più vicino all'uomo. Essere in preghiera significa essere disarmati, consegnati senza alcuna condizione al di là dell'Io».
LA SPIEGAZIONE TECNICA DI PAOLO DE SANTOLI SULLA CROCE
«Una croce fuori scala, ma in sezione aurea. È quasi un ossimoro se si parla di fuoriscala e sezione aurea.
Il primo termine allude a un ingrandimento voluto e non reale che comporta un aumento di peso (metaforico) e di impatto visivo, dovuto anche al posizionamento della stessa in una pubblica pizza dalle dimensioni ragguardevoli.
Per la sezione aurea si parla dei 5/8 e dei 3/5 di un segmento: si tratta, quindi, di un medio proporzionale riscontrabile in natura ovunque, anche nella figura animale come in quella vegetale, e allude alla massima proporzione e al suo accrescimento, ma anche alla divina proporzione, alla bellezza.
L'installazione è una croce latina, ampiamente riportata in parecchi dipinti rinascimentali afferenti al manierismo e al post-manierismo, come quelli di Berardino Luini, Jan Brueghel, Gaudenzo Ferrari.
La croce è stata realizzando utilizzando la carpenteria muratoria, mentre il suo rivestimento alla parte cava che ospita la luce, è in rami di potatura di ulivo. I rami di ulivo e il loro posizionamento sui segmenti della croce seguono un'ipotetica tessitura nelle quattro direzioni. Dal centro verso l'esterno e in sinergia con la luce, si offrono a visualizzare, cioè, un'ipotetica e preziosa tessitura, quasi un fine ricamo astratto, opposto al crudo allineamento delle assi in legno.
La croce è stata volutamente posizionata allo spigolo di un'importante architettura cittadina, quella della "Torre delle Clarisse": quasi un nudo parallelepipedo che svetta verso l'alto.
La croce, quindi, è un tratto di unione fra terra e cielo».