Economia
Uva da tavola, annata disastrosa
Le bombe d'acqua e i nubifragi hanno condizionato la qualità
Terlizzi - lunedì 14 novembre 2016
16.44
Una campagna disastrosa quella dell'uva da tavola in Puglia sia per le uve 'bianche' che per le rosse'. Il clima estivo aveva inizialmente fatto ben sperare e la produzione si presentava ottima per qualità e quantità. Successivamente bombe d'acqua e nubifragi hanno arrecato danni ad oltre il 65% dell'uva che in molti casi non è stata neppure raccolta. Il difficile momento congiunturale del commercio internazionale con lo stop a causa di Brexit ed embargo russo hanno fatto il resto.
"Le uve rosse soprattutto senza semi molto richieste dai mercati russo ed inglese – dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – non sono state ritirate e il clima impazzito le ha irrimediabilmente rovinate. Le 'bianche', perlomeno quello che è stato salvato dalla violenza di piogge e attacchi di muffe, sono pagate €0,40 al chilogrammo contro gli €0,80 dell'anno scorso. I nostri agricoltori sono in seria difficoltà e per questo chiediamo alla Regione Puglia un tavolo urgente per verificare la possibilità – anche sfruttando il protocollo d'intesa tra l'Assessorato regionale all'Agricoltura e l'ABI - di profilare una moratoria di mutui e finanziamenti in essere per il consolidamento delle passività".
La Puglia è il primo produttore in Italia di uva da tavola, con il 74% della produzione nazionale e, grazie all'enorme contributo pugliese, l'Italia è il primo produttore al mondo, con il 16% sulla produzione globale.
"Il Regno Unito è al settimo posto tra i partner della Puglia per le esportazioni – continua Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - più di 369 milioni il valore dell'export pugliese verso questo Paese. La Brexit sta avendo un effetto negativo sugli scambi commerciali dell'agroalimentare pugliese. Così come dal 2013, anno che ha preceduto l'embargo russo, ad oggi è stato registrato il crollo dell'export agroalimentare pugliese fino anche al 63%. Tutto ciò avviene proprio quando sono stati ingenti gli sforzi dei nostri agricoltori che hanno orientato la produzione su cultivar che per qualità fisiche e organolettiche riuscissero a soddisfare positivamente il mercato internazionale. Oggi va incentivata la ricerca scientifica, adeguandola alle reali necessità del settore, con attenzione particolare al miglioramento genetico per l'ottenimento di nuove cultivar e al risanamento del materiale di propagazione, introducendo anche innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto ".
Al contempo Coldiretti Puglia ribadisce la necessità di intensificare i controlli per verificare l'indicazione obbligatoria dell'origine del prodotto agricolo in etichetta e rilancia l'importanza deli studi condotti in campo agroalimentare che riguardano la definizione dell'impronta digitale dell'uva da tavola pugliese mediante l'analisi metabolomica per evitare che prodotto straniero possa continuare ad essere spacciato per 'made in Puglia'. I primi risultati tangibili di tali studi consentono la discriminazione delle uve in base alle varietà, all'origine geografica e alle tecniche agronomiche impiegate per la loro produzione.
"Le uve rosse soprattutto senza semi molto richieste dai mercati russo ed inglese – dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – non sono state ritirate e il clima impazzito le ha irrimediabilmente rovinate. Le 'bianche', perlomeno quello che è stato salvato dalla violenza di piogge e attacchi di muffe, sono pagate €0,40 al chilogrammo contro gli €0,80 dell'anno scorso. I nostri agricoltori sono in seria difficoltà e per questo chiediamo alla Regione Puglia un tavolo urgente per verificare la possibilità – anche sfruttando il protocollo d'intesa tra l'Assessorato regionale all'Agricoltura e l'ABI - di profilare una moratoria di mutui e finanziamenti in essere per il consolidamento delle passività".
La Puglia è il primo produttore in Italia di uva da tavola, con il 74% della produzione nazionale e, grazie all'enorme contributo pugliese, l'Italia è il primo produttore al mondo, con il 16% sulla produzione globale.
"Il Regno Unito è al settimo posto tra i partner della Puglia per le esportazioni – continua Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - più di 369 milioni il valore dell'export pugliese verso questo Paese. La Brexit sta avendo un effetto negativo sugli scambi commerciali dell'agroalimentare pugliese. Così come dal 2013, anno che ha preceduto l'embargo russo, ad oggi è stato registrato il crollo dell'export agroalimentare pugliese fino anche al 63%. Tutto ciò avviene proprio quando sono stati ingenti gli sforzi dei nostri agricoltori che hanno orientato la produzione su cultivar che per qualità fisiche e organolettiche riuscissero a soddisfare positivamente il mercato internazionale. Oggi va incentivata la ricerca scientifica, adeguandola alle reali necessità del settore, con attenzione particolare al miglioramento genetico per l'ottenimento di nuove cultivar e al risanamento del materiale di propagazione, introducendo anche innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto ".
Al contempo Coldiretti Puglia ribadisce la necessità di intensificare i controlli per verificare l'indicazione obbligatoria dell'origine del prodotto agricolo in etichetta e rilancia l'importanza deli studi condotti in campo agroalimentare che riguardano la definizione dell'impronta digitale dell'uva da tavola pugliese mediante l'analisi metabolomica per evitare che prodotto straniero possa continuare ad essere spacciato per 'made in Puglia'. I primi risultati tangibili di tali studi consentono la discriminazione delle uve in base alle varietà, all'origine geografica e alle tecniche agronomiche impiegate per la loro produzione.