Il Tribunale per i Minori di Bari
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Cronaca

Abusato a 13 anni, la storia arriva da Terlizzi. Inchiesta del Tribunale di Bari

L'episodio sarebbe avvenuto in un casolare nelle campagne. L'appello del consigliere Ruggiero: «Non diffondete quelle immagini choc»

Si vedono i volti, si sentono le voci - le immagini sono forti e crude - e anche il pianto della presunta vittima, un 13enne residente in un comune del nord barese, Terlizzi, abusato da un suo compagno di due anni più grande.

Accanto a loro altri due coetanei, che filmano. Che rimangono con il loro smartphone a riprendere l'orrore, la violenza e la paura, come se stessero vedendo un film, in uno squallido contesto di ignoranza, morbosità e assoluto degrado.

Quel video di 12 secondi, in cui compaiono quattro minorenni - poco più che bambini, impuberi - diffuso senza controllo né tutela e consenso della persona offesa e avente quale protagonista la stessa presunta vittima, sta circolando da un paio di giorni - ma forse anche da settimane, chi può dirlo - sulle chat delle più comuni applicazioni di messaggistica istantanea, WhatsApp e Messenger.

Un video che, per chi lo ha visto, si è ben presto trasformato in un pugno allo stomaco che toglie il respiro. La vicenda, molto delicata, risale all'inizio della scorsa estate e da allora l'attività investigativa, coordinata dalla Procura per i Minorenni di Bari, è andata avanti nel massimo riserbo sino a quando, nel corso delle ultime ore, la notizia si è diffusa sui social network ed è stata confermata dal Comando Provinciale dei Carabinieri.

Il fatto, avvenuto in un luogo all'aperto (un casolare nelle campagne di Terlizzi), vede coinvolti quattro ragazzini, tutti minorenni, che si conoscevano tra loro: due di questi avrebbero ripreso con un cellulare il momento in cui un altro compagno avrebbe compiuto la violenza, «contro la volontà della vittima».

Con quest'accusa i carabinieri hanno messo sotto torchio il gruppo di minorenni, che il 13enne già conosceva: ad un 16enne, il più grande di loro, presunto autore della violenza, è stato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, mentre altri due 13enni, considerata la minore età, non sono imputabili.

Le indagini dei militari, fra gli obblighi di segreto e il dovere di riserbo, sono partite lo scorso mese di giugno dalla denuncia dei genitori del ragazzino che, dopo aver notato un atteggiamento di grande preoccupazione, hanno deciso di rivolgersi agli uffici dell'Arma.

Gli investigatori, dopo aver ascoltato con un'audizione protetta il 13enne e ricostruito nei minimi dettagli la vicenda, fra sopralluoghi sul luogo della presunta violenza, la raccolta di informazioni e le analisi sui cellulari dei giovanissimi finiti sotto inchiesta, hanno identificato i componenti del gruppo, tutti minorenni e conoscenti della vittima.

Intanto quel video, che suscita soltanto rabbia e profonda indignazione, per l'assurdità di questa violenza, nelle ultime ore sta circolando su tantissimi gruppi e chat di ragazzi e a nulla sono valsi gli accorati appelli, postati su Facebook dal consigliere comunale Pietro Ruggiero, a «non farlo girare ulteriormente» con il rischio di «far degenerare una situazione già delicata».

E se per chi lo ha diffuso per primo vale il principio di imputabilità, rischiano invece conseguenze penali tutti coloro che, condividendolo o inoltrandolo sulle chat, hanno contribuito - e stanno ancora contribuendo - a far diventare il video virale. Anche qui la legge è chiara: può finire nei guai con la giustizia anche chi, una volta visto o ricevuto il materiale intimo, commette il reato di condivisione non consensuale che viene infatti ritenuta una condotta agevolatoria nei confronti di chi ha commesso il reato.

La parola passa ora agli investigatori della Polposta di Bari con un'altra indagine che si preannuncia delicatissima, non solo per il contesto che vede protagonisti dei minori - questo sarebbe il primo episodio che vede protagonisti persone tanto giovani, dopo un caso analogo risalente al 2006 ai danni di una 16enne di un altro comune a nord di Bari -, ma anche per i conseguenti profili penali che potrebbero investire chi ha poi veicolato quel video, facendole diventare orridamente virale.

Una di quelle storie che non si vorrebbe mai dover raccontare.
  • violenza minore Terlizzi
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