Attualità
Zona artigianale, la Regione dice "no" al cambio di destinazione
Bocciato il tentativo del Comune di riconvertire l'area in residenziale
Terlizzi - venerdì 27 novembre 2015
7.50
La Zona Artigianale di Terlizzi non potrà esser "sanata" in alcun modo: a dirlo è direttamente il Servizio Urbanistico della Regione Puglia, con una lettera del 9 novembre scorso, diretta al sindaco Ninni Gemmato, al dirigente del Settore Urbanistico dell'ente locale Gianferrini e, per conoscenza, anche ai consiglieri del Partito Democratico, che proprio alla Regione avevano chiesto lumi sulla vicenda.
Com'è noto, la nostra Zona Artigianale è una regolare area di residenze di privati piuttosto che un'area per laboratori e piccole imprese: nel corso dei decenni il Comune di Terlizzi ha infatti ammesso le residenze.
L'Amministrazione Gemmato ha più volte portato in Consiglio Comunale una proposta di mutamento di "destinazione d'uso" della Zona trasformandola da produttiva a residenziale. Ciò alla luce di una circolare regionale, inviata a gennaio 2015 a tutti i Comuni della Regione, che aveva lasciato qualche spiraglio di azione in merito. Tale proposta però era carente di un disegno di riqualificazione complessivo di tale Zona, dato che per legge ogni area residenziale dev'esser assistita da servizi – scuole, aree verdi, infrastrutture e altro. Pochi giorni fa la Regione Puglia ha chiaramente ammesso che non è possibile applicare l'art. 8 bis della Legge Regionale 33/2007 intitolata "Disposizioni in materia di mutamento di destinazione d'uso" rispetto alla "Zona De1 – Aree per impianti artigianali, industriali, commerciali e direzionali esistenti" del Comune terlizzese. Questa norma in particolare, infatti, consente infatti il mutamento di destinazione d'uso di una zona del Piano Urbanistico locale limitatamente ad aree "territoriali omogenee che lo strumento urbanistico generale prevede a destinazione mista" e agli "usi consentiti nelle stesse zone".
La nostra Zona artigianale di Terlizzi, si legge nel documento della Regione, è una "zona territoriale omogenea prettamente a carattere produttivo, artigianale, industriale, commerciale e direzionale (Zona "D" ex art. 2 DM n. 1444/1968)", nell'ambito della quale le uniche residenze consentite sono "una sola abitazione per ciascun impianto, con una superficie massima di 140 mq ad uso del custode o del titolare di azienda". Queste abitazioni sono per legge "evidentemente accessorie rispetto all'impianto produttivo" e "non costituiscono una propria destinazione urbanistica residenziale e tantomeno una tipologia di insediamento".
Com'è noto, la nostra Zona Artigianale è una regolare area di residenze di privati piuttosto che un'area per laboratori e piccole imprese: nel corso dei decenni il Comune di Terlizzi ha infatti ammesso le residenze.
L'Amministrazione Gemmato ha più volte portato in Consiglio Comunale una proposta di mutamento di "destinazione d'uso" della Zona trasformandola da produttiva a residenziale. Ciò alla luce di una circolare regionale, inviata a gennaio 2015 a tutti i Comuni della Regione, che aveva lasciato qualche spiraglio di azione in merito. Tale proposta però era carente di un disegno di riqualificazione complessivo di tale Zona, dato che per legge ogni area residenziale dev'esser assistita da servizi – scuole, aree verdi, infrastrutture e altro. Pochi giorni fa la Regione Puglia ha chiaramente ammesso che non è possibile applicare l'art. 8 bis della Legge Regionale 33/2007 intitolata "Disposizioni in materia di mutamento di destinazione d'uso" rispetto alla "Zona De1 – Aree per impianti artigianali, industriali, commerciali e direzionali esistenti" del Comune terlizzese. Questa norma in particolare, infatti, consente infatti il mutamento di destinazione d'uso di una zona del Piano Urbanistico locale limitatamente ad aree "territoriali omogenee che lo strumento urbanistico generale prevede a destinazione mista" e agli "usi consentiti nelle stesse zone".
La nostra Zona artigianale di Terlizzi, si legge nel documento della Regione, è una "zona territoriale omogenea prettamente a carattere produttivo, artigianale, industriale, commerciale e direzionale (Zona "D" ex art. 2 DM n. 1444/1968)", nell'ambito della quale le uniche residenze consentite sono "una sola abitazione per ciascun impianto, con una superficie massima di 140 mq ad uso del custode o del titolare di azienda". Queste abitazioni sono per legge "evidentemente accessorie rispetto all'impianto produttivo" e "non costituiscono una propria destinazione urbanistica residenziale e tantomeno una tipologia di insediamento".