Corrado Bonaduce allo stadio
Corrado Bonaduce allo stadio "San Nicola" con la sua famiglia

Corrado Bonaduce, il terlizzese con il Bari nel cuore

Tra il noto avvocato terlizzese fu colpo di fulmine sin dalla tenera età

La squadra del cuore non è solo passione, spesso è un vero e proprio amore incondizionato, ben oltre i risultati sportivi. Un amore che potremmo definire "eterno", non si supera mai quella fase (parafrasando Nick Hornby - "Febbre a 90°") spesso iniziata in tenera età.
TerlizziViva ha voluto raccontare l'amore sportivo nato all'età di 7 anni tra Corrado Bonaduce ed il Bari, nata il 14 settembre 1969, all'indomani della sua prima partita vista dal vivo nel mitico stadio "Della Vittoria".
Da lui ci siamo fatti raccontare la passione per i "galletti", inculcatagli dal padre che lo portò allo stadio per seguire la Bari allorquando non aveva ancora compiuto il settimo anno di età. Da quel giorno tra Corrado e il Bari nacque quell'amore eterno raccontato nell'intervista che il noto avvocato terlizzese cortesemente ci ha rilasciato.

Cosa è per lei il Bari, come nasce la sua passione? Se non ci sbagliamo bisogna andare indietro di 55 anni...
Per me il Bari è fede, passione, sofferenza, gioia, è quello che da oltre mezzo secolo riempie le giornate del sabato o della domenica dopo una settimana dedicata allo studio prima e al lavoro professionale dopo. La mia passione per la squadra del Bari e per i colori biancorossi nasce proprio il 14 settembre del 1969, allorquando non avevo ancora compiuto sette anni e mio padre, ovviamente tifosissimo anche lui del Bari, mi portò con sé allo stadio "Della Vittoria" ad assistere alla "prima" di campionato, Bari-Roma, con il Bari appena promosso in serie A. Il prof. De Palo aveva chiamato alla guida tecnica Oronzo Pugliese, nativo di Turi, il quale tornava finalmente nella sua terra, alla guida di quella squadra che aveva sognato per una vita, prima da calciatore e poi da tecnico. Pugliese aveva già allenato in serie A, con buoni risultati, il Foggia, ma anche la Roma e il Bologna. La Roma quell'anno puntava a vincere il campionato ed era allenata da Helenio Herrera, soprannominato "il Mago" e considerato uno dei migliori tecnici della storia del calcio in virtù dei numerosi titoli conseguiti sia a livello nazionale che internazionale negli anni Cinquanta e Sessanta. Il Bari si impose per 1-0 con un gol del brasiliano Canè su calcio di rigore al quarto d'ora della ripresa in uno stadio stracolmo (45mila gli spettatori presenti) e ribollente di entusiasmo. Da quel giorno ho seguito domenicalmente il Bari soffrendo e gioendo per le alterne fortune, non solo nelle serie maggiori, A e B, ma anche in serie C e addirittura nella serie D del 2018/2019, e lo seguo ancora oggi, sempre con la stessa passione, dalla tribuna del San Nicola e, quando possibile, anche in trasferta».

Quali sono le partite storiche del Bari che non dimenticherai mai?
«Ovviamente sono tante le partite impresse nella mia memoria. Tra quelle che ricordo con maggiore emozione, c'è sicuramente quel Bari-Pescara del 16 giugno 1985 che sancì il ritorno del Bari in serie A dopo 15 lunghi anni grazie alle reti dei due bomber Bivi e Bergossi, ancora una volta in un "Della Vittoria" stracolmo. Ricordo che quella domenica, con i miei amici, raggiunsi lo stadio già dalle 11,00 del mattino per prendere posto dinanzi ai cancelli d'ingresso e a fine partita rimanemmo imbottigliati nel traffico dei tifosi festanti per la promozione fino a oltre la mezzanotte. Altra partita storica impressa nella memoria è quella dell'anno precedente, in Coppa Italia, il 22 febbraio 1984, quando il Bari che disputava il campionato di serie C eliminò agli ottavi di finale nientemeno che la Juventus di Trapattoni, Platini, Boniek, Tardelli, Cabrini e compagnia bella. Quel pomeriggio, con alcuni miei compagni di università, subito dopo la fine delle lezioni, raggiunsi a piedi lo stadio Della Vittoria. Il Bari aveva vinto la gara di andata a Torino per 2-1 e quel giorno proprio al 90' minuto esplodeva la gioia dei 40mila tifosi presenti allorché il Bari conquistava e trasformava con Totò Lopez il rigore del 2-2 che sanciva il passaggio del turno e l'eliminazione della "grande" Juventus dalla competizione. Inutile dire che, dopo la partita e fino a tarda serata, ci furono cortei e festeggiamenti da "Champions League" per le strade del centro di Bari. Un'altra partita che porterò nel cuore è quella che si svolse nella serata del 21 maggio 1990 e che rappresenta l'ultima gara del Bari nello storico stadio "Della Vittoria", in cui il Bari, guidato da Gaetano Salvemini (venuto a mancare proprio nei giorni scorsi) e promosso in serie A, batteva il Genoa per 1-0 con uno splendido gol di Carletto Perrone e conquistava la "Mitropa Cup", primo e unico trofeo internazionale vinto dal Bari».
12 fotoCorrado Bonaduce, con il Bari nel cuore
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Quali sono i campionati più emozionanti?
«Sicuramente il campionato 1981/1982, quello del Bari cd. "dei baresi", in cui unabanda di ragazzi, quasi tutti provenienti dal settore giovanile biancorosso, guidati da un maestro come il compianto Enrico Catuzzi, sfiorò la promozione in serie A, piazzandosi al quarto posto, a soli 2 punti di distacco dalla terza piazza. Catuzzi fu il vero precursore della "zona totale" e quel Bari suscitava ammirazione in tutta l'Italia calcistica per il suo gioco coraggioso e spumeggiante. Le squadre avversarie rimanevano disorientate dal movimento continuo che i calciatori baresi facevano per tutti i novanta minuti occupando ogni zona del campo: purtroppo, quell'anno alcune decisioni arbitrali molto discutibili "scipparono" al Bari quella che sarebbe stata una promozione meritatissima. Venendo a tempi più recenti, come non ricordare la promozione in serie A ottenuta dal Bari nel campionato 1994/1995 con Giuseppe Materazzi alla guida tecnica e, soprattutto la promozione ottenuta da Antonio Conte nel 2008/2009 in un campionato letteralmente dominato e vinto con ben quattro giornate di anticipo».

Qual è la squadra che porterà nel cuore come gioco?
«Del Bari di Catuzzi ho già parlato e quel Bari resterà sicuramente il più bello per la generazione dei tifosi che ha avuto la fortuna di vederlo all'opera. Tuttavia, la squadra che ha disputato la serie A sfoggiando il gioco migliore e più divertente è certamente quella allenata da Giampiero Ventura, non a caso affettuosamente soprannominato "Mister Libidine", che disputò il campionato 2009/2010. Di quel campionato non si può non ricordare di avere pareggiato, sia in casa che in trasferta, rischiando addirittura di vincere, contro l'Inter del famoso "triplete" di Josè Mourinho, di avere vinto meritatamente per 3-1 contro la Juventus, per 2-0 contro la Lazio sia a Bari che a Roma, per 4-2 contro il Palermo, per 4-1 contro l'Atalanta, e ancora contro il Chievo Verona, il Genoa, l'Udinese, la Fiorentina, la Sampdoria: insomma, un campionato entusiasmante, con il Bari che, trascinato dai gol del bomber brasiliano Barreto, dalla sapiente regia dell'italo-argentino Almiron e dalla velocità di Alvarez, Rivas e Kamatà, conquistava 50 punti piazzandosi ai margini della "zona Uefa"».

Quali sono i calciatori che porti nel cuore?
«Tanti. Se proprio devo fare dei nomi, inizierei da Mario Fara, regista del Bari nel campionato 1969/1970, detto "il Rivera dei poveri" per la sua capacità di dare
incredibili geometrie al gioco della squadra. Poi, una menzione va fatta per Italo Florio, ala sinistra del Bari nei primi anni settanta e ricordato dai tifosi per i suoi dribbling ubriacanti. Come poi non ricordare Maurizio Iorio, bomber del "Bari dei baresi" di Mister Catuzzi nel campionato 1981/1982, squadra che annoverava anche calciatori del calibro di Loseto, De Trizio, Frappampina, bagnato, Acerbis e De Rosa. Proprio a Gigi De Rosa è legato un ricordo particolare, avendolo invitato come ospite in una radio locale e avendolo intervistato, grazie alla conoscenza che del calciatore avevano alcuni miei colleghi di università. Ancora, non possono non menzionarsi Lopez e Messina, protagonisti nel Bari che eliminò la Juventus agli ottavi e la Fiorentina ai quarti nella coppa Italia del 1983/1984. Bivi, il bomber che con i suoi gol trascinò il Bari in serie A nel campionato 1984/1985 sotto la guida di Bruno Bolchi. E poi, ancora, Di Gennaro, Maiellaro, Terracenere, Perrone, Monelli Scarafoni, protagonisti del Bari guidato da Salvemini e promosso in serie A nel 1988/1989. Il mitico Joao Paulo, forse il calciatore in assoluto più forte nella storia più recente del Bari. E ancora David Platt, rivelazione dei Mondiali del 1990 nelle fila della nazionale inglese che costituisce l'acquisto più costoso dell'era Matarrese, i nazionali svedesi Kenneth Anderson e Klas Ingesson, il bomber sudafricano Phil
Masinga, Infine, come non ricordare la coppia-gol Protti e Tovalieri, protagonisti nel Bari di serie A del 1994/1995, e Barreto, bomber del Bari di Conte e di Ventura. Protti, peraltro, detiene un record piuttosto curioso, avendo vinto la classifica dei cannonieri in serie A, nel campionato 1995/1996, con 24 gol, pur in un Bari a fine anno retrocesso in serie B
».

Ricordi qualche aneddoto sul compianto prof. Angelo De Palo?
«Il prof. De Palo, prima che un Dirigente, è stato un vero tifoso del Bari. Un noto giornalista del quotidiano "Il Corriere dello Sport" lo aveva soprannominato "il
ginecologo volante" in quanto "volava" da una sala operatoria ad un campo di calcio. L'aneddoto più importante è che il prof. De Palo era il ginecologo della mia famiglia per cui ha seguito mia madre nella gravidanza e quando mi ha messo alla luce. E' stato al vertice del Bari dal campionato 1961/1962 fino all'estate del 1977 allorquando veniva stroncato da un ictus: De Palo spese il suo tempo, le sue energie, il suo denaro e la sua stessa vita per il Bari e, anche in punto di morte, espresse il suo amore per il Bari lasciando, mentre veniva trasportato in ambulanza all'ospedale Gemelli di Roma, un bigliettino con su scritto "mi raccomando al Bari". Ricordo che, durante la sua Presidenza, faceva venire i calciatori del Bari alla rassegna floreale, denominata Levantflor, che si svolgeva annualmente a Terlizzi, consentendo a noi ragazzi terlizzesi di poter parlare con i nostri beniamini e ottenere i preziosi autografi. I funerali del prof. De Palo si svolsero a Terlizzi, sua città natale, il 12 agosto 1977, con la partecipazione di oltre 20mila persone ("una folla da stadio"). A tale proposito
devo raccontare un aneddoto, di cui sono stato involontario testimone: la mattina dei funerali, mentre la salma del prof. De Palo era vegliata nella Chiesa di Sant'Ignazio a Terlizzi, in chiesa entrava un giovane, in jeans e maglietta bianca, il quale s'inginocchiava vicino alla bara e con gli occhi pieni di lacrime, gridava: "professore, sono stato un tifoso contestatore, vi chiedo perdono!". Al prof. Angelo De Palo è stato dedicato il Bari Club Terlizzi, del quale sono stato
onorato di essere fondatore e Presidente, inaugurato nel corso del campionato 2008/2009 alla presenza di tre calciatori biancorossi, Raffaele Bianco, Mark Edusei e Kutuzov».


Hai seguito qualche ritiro del Bari?
«Proprio la grande passione per il Bari mi porta a organizzare qualche giorno dellevacanze estive con la mia famiglia in concomitanza con il ritiro della squadra. Più di recente, ricordo il ritiro a Castel di Sangro nell'estate del 2014, sotto la direzione di Devis Mangia, quello dell'estate successiva a Roccaporena (dove alloggiavo nello stesso Hotel del presidente Paparesta) con Mister Davide Nicola, e negli ultimi tre anni i ritiri a Roccaraso, prima con Michele Mignani (2022 e 2023) e quest'anno con il Mister Moreno Longo. Anche se non riguarda un ritiro estivo, c'è però un ricordo al quale sono particolarmente affezionato. Occorre tornare indietro nel tempo, al campionato 1986/1987: una domenica mattina, precisamente il 19 aprile 1987, prima della partita interna con il Vicenza, con alcuni amici raggiungevo la squadra che si trovava in ritiro pre-partita presso l'Hotel Majesty; in quella occasione, oltre alle fotografie con alcuni calciatori e con il compianto Mister Enrico Catuzzi, avevo la fortuna e l'onore di fare una piacevole chiacchierata con quest'ultimo, scoprendo una persona umile,
disponibile e pronta al dialogo, insomma un vero signore».


Hai un sogno nel cassetto?
«Il mio sogno è quello di tutti i tifosi biancorossi: vedere il Bari disputare una competizione europea. Se ci sono riuscite, senza nulla togliere, squadre come Parma, Chievo Verona, Atalanta, perché non dovrebbe riuscirci il Bari che ha una tifoseria che, per numeri, è tra le prime sei/sette in Italia e ha uno stadio, il San Nicola, con quasi 60mila posti e che è il terzo stadio più grande d'Italia dopo il Meazza di Milano e l'Olimpico di Roma».
  • Corrado BONADUCE
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