relais degli ulivi
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Attualità

Qui Relais degli Ulivi... anzi no, Hotel Disperazione - REPORTAGE

Terlizziviva è entrata nella struttura fatiscente che si trova su via Molfetta

Questa è Terlizzi. Questa è la storica villa ottocentesca della famiglia Angarano. Negli anni Novanta la villa, ancora nel suo splendore, riprese a vivere grazie ad alcune attività di intrattenimento come il "Carpe Diem" e poi "Relais degli ulivi" una piccola oasi con piscina immersa tra gli ulivi. Da qualche mese è diventata dimora per i senzatetto stranieri, per lo più maghrebini che arrivano in città per la raccolta delle olive e fino a gennaio-febbraio qui trovano un riparo. Terlizziviva è entrata in questa struttura fatiscente per documentarvi con le foto come si vive qui. Due anni fa eravamo entrati all'interno del mobilificio Giancaspro, dove ancora oggi vivono decine di migranti: da allora non è cambiato molto. (In basso tutte le foto realizzate)

IL CANCELLO E' CHIUSO A CHIAVE, SI ENTRA DALLA PARETE DEMOLITA
L'ingresso è un cancello in ferro chiuso con catena e lucchetto. La parete in pietra, demolita, offre l'accesso libero alla villa. Appena imboccato il viale antistante la villa appare subito evidente il degrado in cui è ridotta l'intera area una volta circondata da splendidi ulivi, con la villa ottocentesca che faceva da padrona. I rifiuti sono sparsi ovunque, e non sono solo i rifiuti dei migranti: qui anche certi terlizzesi lasciano i sacchi dell'immondizia.
Incontriamo Mohamed e Hasdin, due dei migranti che lavorano a Terlizzi. Ci accompagnano nella visita all'interno della struttura. Camminiamo tra le macerie, le stanze si presentano completamente malridotte e svuotate di tutti i materiali preziosi. All'interno spariti i camini, le chianche delle scale e tutto ciò che si poteva portare via senza distruggerlo.

LE STANZE NON BASTANO PER TUTTI, CON LE LENZUOLA SI FORMANO DEI DIVISORI PER UN PO' DI INTIMITA'
Nelle stanze ancora integre alloggiano gli ospiti della villa, una ventina di senzatetto con il permesso di soggiorno. Le stanze non bastano per tutti, così si dorme con divisori di fortuna messi su per realizzare delle stanze nelle stanze dove poter avere un minimo di intimità.
La struttura è senza corrente, non c'è riscaldamento, non c'è acqua. Il pasto caldo questi ragazzi lo consumano a Casa Betania, la ricarica della batteria al telefonino mentre si cena dai frati oppure quando vanno a riscaldarsi nei corridoi dell'ospedale.
Ador è uno degli ospiti. Ci dice che qui spesso arrivano carabinieri e polizia municipale. Chi dorme qui è tenuto sotto controllo, «siamo tutti censiti, ci conoscono, alcuni di noi a gennaio lasceranno la struttura, altri forse prima, perchè non riescono a trovare lavoro».

«PER NOI E' DIFFICILE CONTRATTUALIZZARE UN FITTO DI CASA PER DUE MESI»
Il pentolino viene scaldato sul fuoco per una bevanda calda. Mohamed, cinquantenne, racconta la sua storia. E' qui a Terlizzi in cerca di lavoro nella campagna delle olive, ha una casa a Bergamo, vive in Italia da 25 anni, viaggia in giro per l'Italia come lavoratore stagionale. Perché qui, in questo rudere? «Per noi è difficile contrattualizzare un fitto di casa per due mesi, siamo costretti a dormire dove capita, diventiamo senzatetto stagionali». Lamentano la scorrettezza dei datori di lavoro nelle operazioni di «ingaggio»: segnano sui registri solo un quinto delle giornate effettuate, «un danno quando abbiamo bisogno di rinnovare il permesso di soggiorno».

Lasciamo questo albergo della disperazione. Ci portiamo insieme quella strana sensazione di incompiutezza che ti lasciano le storie tragiche. Fuori ritroviamo le macerie. Assomigliano alle storie raccontate dentro. Tutto sembra un po' surreale. Ma no, qui è davvero Terlizzi, la città dei fiori.


REPORTAGE DI COSMA CACCIAPAGLIA
  • migranti
  • relais degli ulivi
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